L’Europa ha perso centinaia di foreign fighters: ora potrebbero tornare da “migranti”

12 Lug 2019 17:30 - di Antonio Pannullo

Quel che si temeva è successo: per l’ossessione di “aiutare” i presunti rifugiati, e per fare business con i clandestini, ora abbiamo migliaia di terroristi islamici che si aggirano per l’Europa. Lo rivela una approfondita inchiesta del think tank americano Gatestone Institute, che ci racconta che il governo tedesco avrebbe perso totalmente le tracce di decine, forse centinaia, di cittadini tedeschi di origine araba che negli ultimi anni sono andati in Siria e in Iraq per unirsi ai terroristi dell’Isis. Ora che le forze armate dell’Occidente e il legittimo governo del presidente Bashar Assad in Siria hanno sconfitto il terrorismo islamico sul campo, questi combattenti stanno ritornando nascostamente in Europa. Secondo il periodico Welt am Sonntag, il ministero dell’Interno tedesco, in risposta a un’interrogazione del segretario generale del Partito Liberale Democratico (Fdp), Linda Teuteberg, è stato costretto ad ammettere che mancano informazioni su almeno 160 tedeschi andati a combattere con l’Isis. Il ministero ritiene che una parte di loro abbia perso la vita nei combattimenti ma che un’altra parte stia tornando o sia già tornata in Germania. L’Fdp ha criticato il fatto che le frontiere dell’Unione europea siano malamente controllate, per volontà politica, e che il governo tedesco non abbia preso misure aggiuntive per controllare i propri confini. Secondo l’Fdp inoltre ci sono numerosi terroristi tedeschi detenuti ancora nelle zone di guerra e almeno altri 200 che hanno già fatto ritorno in Germania.

I terroristi Isis entrano in Europa sui barconi

L’articolo del Gatestone Institute fornisce cifre precise: dei 1.050 cittadini tedeschi che sono andati in Iraq e in Siria, circa un terzo (350) è già tornato in Germania. 220 sarebbero morti sui campi di battaglia. Circa 120 sono oggi detenuti in Iraq e in Siria. Inoltre, almeno 138 bambini, figli dei combattenti tedeschi dell’Isis, sono detenuti in Iraq e in Siria. Ma nessuno sa dove si trovino gli altri. Il governo tedesco minimizza, ma è ben risaputo che i terroristi dell’Isis sono entrati in Europa fingendosi “migranti”: non va dimenticato che molti dei terroristi autori degli attacchi del novembre 2015 a Parigi, in cui persero la vita 130 persone e altre 360 rimasero ferite, arrivarono in Europa spacciandosi per migranti, Come dissero gli inquirenti, molti degli assalitori erano noti alla polizia francese. Arrivati sui ridicoli confini italiani, dove probabilmente furono “salvati” dalle caritatevoli imbarcazioni delle ong, riuscirono a spargersi impunemente per tutta l’Europa.

I terroristi-fantasma ora sono un problema europeo

I terroristi fantasmi dell’Isis sono adesso un problema europeo. Uno studio dell’International Center for the Study of Radicalization (Icsr) del King’s College di Londra ritiene che più di 5.900 individui – 3.379 uomini, 1.023 donne e 1.502 minori originari dell’Europa occidentale si unirono all’Isis nel corso degli anni. Altre 7.250 cittadini sono arrivati invece dell’Europa orientale. E sempre secondo lo stesso studio, scrive il Gatestone Institute, 1.765 combattenti dell’Isis sono tornati in Europa occidentale e 784 in Europa orientale. In Austria dei 250 terroristi dell’Isis, ne sarebbero tornati 93. In Belgio, dei 500 miliziani, ne sarebbero tornati 123. In Gran Bretagna, su 850 foreign fighters, sono 425 quelli ritornati. In Danimarca, di 145 jihadisti, ne sono rientrati 72. Dei 1.900 miliziani francesi, tutti di origine maghrebina, solo 400 hanno fatto rientro in patria. Anche inItalia abbiamo i terroristi combattenti: dei 129 foreign fighters, ne sono tornati 11, mentre tutti gli altri non si sa sia dove siano. In Olanda, dei 300 partiti per unirsi all’Isis, ne sono rientrati 60. Dei 210 combattenti spagnoli, sono stati appena 30 quelli di ritorno. Dalla Svezia sono partiti in 300 e 150 circa sono tornati a casa. Il governo svedese non dispone di informazioni o non le vuole trovare: tra i 35 e i 40 sarebbero rientrati a Stoccolma, ma il Comune non ha contattato nessuno di loro e forse non sa nemmeno dove vivono, almeno secondo un reportage della tv pubblica svedese Svt.

I foreign fighters ancora detenuti sono una bomba a tempo

Poi, va considerato che le centinaia, forse migliaia, di foreign fighters catturati e ancora detenuti in Siria e in Iraq rappresentano una “bomba a orologeria”, a meno che i loro Paesi d’origine non facciano qualcosa per riportarli a casa e giudicarli per i crimini commessi. Le autorità curdo-siriane che controllano i campi di detenzione hanno come l’impressione che i Paesi di origine dei terroristi abbiano deciso di non interessarsene. Inutilmente Donald Trump ha più volte invitato l’Europa a occuparsi di questi terroristi, considerando che gli Stati Uniti sono quelli che hanno speso di più per sconfiggere il terrorismo in Siria e Iraq, sia in termini di vite umane che di soldi. Gli Usa credono che nei campi di detenzione vi siano non meno di 1.800 terroristi e invitano gli europei a fare il loro dovere processando i terroristi. E pochi giorni fa persino le Nazioni Unite hanno sollecitato l’Europa: l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha chiesto che tutti i foreign fighters detenuti in Iraq e in Siria vengano rimpatriati, indagati e perseguiti, o rilasciati. Ma solo perché è importante che gli innocenti vengano liberati…

Molti i motivi alla base della riluttanza dell’Europa a riprendersi i terroristi: L’eurodeputato Nicolas Bay, del Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, ha detto: “Con il loro impegno a fianco di gruppi che hanno dichiarato guerra al nostro Paese, avendo compiuto ignobili attacchi sul nostro territorio, questi jihadisti francesi hanno deliberatamente scelto di rompere con la Francia e nulla giustifica che venga loro accordata alcuna protezione. “Piuttosto che preparare il loro ritorno, il governo dovrebbe fare tutto il possibile per impedire loro di tornare in territorio francese. Devono essere giudicati dalle autorità competenti irachene e siriane”. Eppure Indonesia, Marocco, Russia e Sudan hanno iniziato riprendere i loro terroristi, ma non i governi europei. Insomma, i Paesi che più hanno criticato gli Stati Uniti per Guantanamo, ora non si indignano per la detenzione, magari ingiustificata, di loro cittadini.

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