La Grecia al voto si appresta ad archiviare Tsipras e si affida ai conservatori di Mitsotakis
Il primo ministro greco Alexis Tsipras si è conquistato ovviamente il credito dell’Europa traghettando il suo Paese fuori dal bailout internazionale e risolvendo l’annosa disputa sul nome della Macedonia, ma il suo popolo si appresta voltargli le spalle. Domenica si va alle urne e tutti i sondaggi sono concordi nell’assegnare la vittoria a Kyriakos Mitsotakis, leader di Nuova Democrazia (Nd), che potrebbe anche conquistare da solo la maggioranza assoluta dei seggi. Gli ultimi rilevamenti indicano Nd al 36%, con il partito Syriza di Tsipras al 27%: grazie al bonus di 50 deputati che spetta al primo partito, Mitsotakis dovrebbe contare su una maggioranza assoluta di 155-164 dei 300 deputati, a seconda dei risultati dei partiti minori. Eletto nel gennaio 2015, quando la bancarotta dell’economia aveva provocato l’implosione della politica tradizionale, Tsipras aveva promesso molte cose che non ha potuto mantenere e ha disatteso il risultato del referendum sui negoziati con l’Europa che lui stesso aveva promosso. Primo esponente di un partito antisistema al potere in Europa, si è dovuto arrendere alla realtà dei prestiti internazionali e scendere a compromessi. Oggi può rivendicare la fine, lo scorso agosto, dell’ultimo dei tre bailout, il ritorno sui mercati finanziari e l’avvio di una ripresa economica. Ma intanto ha deluso l’elettorato più a sinistra e ha perso il sostegno della classe media a causa delle nuove tasse. Il coraggioso accordo con Skopje sul nuovo nome di Macedonia del Nord per il paese confinante, ha risolto un’annosa questione, ma ha urtato i sentimenti di molti greci, con un ulteriore effetto negativo sulla sua popolarità
I greci hanno già detto con chiarezza di voler voltare pagina alle elezioni europee del 26 maggio. Tsipras non aveva previsto l’ampiezza del successo di Nd, con oltre 9 punti di vantaggio su Syriza, e ha convocato elezioni anticipate rispetto alla scadenza di settembre. “La Grecia ha bisogno di normalità” è l’azzeccato slogan di Mitsotakis, che incarna un sentimento oggi comune, dopo gli anni durissimi dell’austerity e delle proteste di piazza. Discendente di una delle principali dinastie politiche della Grecia, il 51enne Mitsotakis ha comunque saputo ritagliarsi un’immagine di uomo nuovo, cui la Grecia può affidarsi per rilanciare l’economia su basi più solide, diventando un Paese più moderno che non cresce soltanto grazie al turismo. Liberale in economia e in politica, ha scelto un linguaggio rassicurante e pacato verso gli elettori, promettendo riforme e tagli alle tasse. Cosmopolita, con studi ed esperienze di lavoro in campo finanziario all’estero, Mitsotakis ha vinto le primarie del suo partito nel 2016 contro il vecchio establishment di Nuova Democrazia. Il doppio profilo di outsider e leader rassicurante è riuscito a riconciliare i greci con lo storico partito conservatore, che pure ha avuto fortissime responsabilità nella bancarotta del 2009. Al di là del duello Tsipras-Mitsotakis, il voto dovrebbe portare altri cambiamenti nel panorama politico ellenico. Syriza sembra attestarsi come partito di riferimento della sinistra, al posto dei socialisti dello storico Pasok, che ora stanno cercando di rinascere con il partito Kinal, arrivato terzo alle europee con il 7,7%. La destra neonazista di Alba Dorata, cresciuta nell’ambito della protesta contro l’austerity, è sempre più ridimensionata e potrebbe non riuscire ad entrare in parlamento. Anche i nazionalisti di Anel, che hanno governato con Tsipras, rischiano di scomparire. È incerta la sorte di MePa25, il partito dell’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che fu una delle star del primo governo Tsipras. Alle europee MePa25 è rimasto per un soffio sotto la soglia di sbarramento del 3%, valida anche per il voto di domenica. Infine bisognerà vedere se viene confermato l’exploit del nuovo partito “Soluzione greca” dell’ex presentatore televisivo Kyriakos Velopulos, riuscito a sorpresa ad entrare al parlamento europeo con una retorica nazionalista e anti immigrati
Indicato dai sondaggi come il probabile vincitore delle elezioni greche di domenica, il 51enne Kyriakos Mitsotakis rappresenta insomma una nuova generazione di conservatori greci, ma è anche esponente di una delle più note dinastie politiche del paese. Diventato leader di Nuova Democrazia con la vittoria alle primarie del 2016, in cui sconfisse il vecchio establishment, ha saputo rilanciare lo storico partito ellenico, che ha trionfato alle elezioni europee di maggio. Ora chiede agli elettori un mandato forte per governare, promettendo di rilanciare l’economia e l’occupazione con privatizzazioni e riduzioni delle tasse. Kyriakos è uno dei quattro figli di Konstantinos Mitsotakis, primo ministro greco fra l’aprile 1990 e l’ottobre 1993, esponente di una nota famiglia cretese strettamente imparentata con il padre dell’indipendenza greca Eleftherios Venizelos. La sorella maggiore Dora, sposata Bakoyannis, è stata sindaco di Atene e ministro degli Esteri. Arrestato dopo il golpe dei colonnelli, Konstantinos Mitsotakis, andò in esilio con la famiglia a Parigi nel 1968 quando Kyriakos aveva solo sei mesi. I Mitstotakis tornarono poi in patria con il ripristino della democrazia nel 1974. Dopo il liceo ad Atene, Kyriakos si è laureato in Studi Sociali ad Harvard e ha conseguito un master in Economia a Stanford. Ha lavorato a Londra alla Chase Manhattan Bank e presso la McKinsey & Company, poi è tornato ad Atene dove ha lavorato nel settore bancario e finanziario. E’ entrato in parlamento nel 2004 come deputato di Atene ed è poi stato ministro delle Riforme amministrative nel governo conservatore di Antonis Samaras, sconfitto alle urne nel 2015 dall’attuale premier Alexis Tsipras. Sposato e padre di tre figli, parla oltre al greco, anche francese, inglese e tedesco. Suo nipote Kostas Bakoyannis, figlio di Dora, è stato eletto a maggio sindaco di Atene, incarico che assumerà a settembre.
Tsipras ha vinto le ultime elezioni promettendo l’uscita della Grecia dall’Europa. Con minacce varie, in particolar modo dalla Germania, è stato convinto a non abbandonare con promesse di mari e monti. È cambiato qualche cosa da dopo le elezioni? Mah!