Inchiesta minori, ecco le carte dell’orrore: dal giro di soldi al giro di amici Lgbt

2 Lug 2019 17:20 - di Redazione

Nella rete dell’orrore emersa dopo anni di illeciti e di dolore straziante inferto a famiglie senza colpa, l’ordito giudiziario traccia una trama che interseca abuso ideologico e profitto economico. I tessitori che agivano nell’ombra oggi non sono più occulti, ma richiamati alle loro responsabilità penali venute alla luce nell’inchiesta emblematicamente denominata “Angeli e Demoni”: e sono loro, gli operatori dei servizi sociali della Val D’Enza, che falsificavano le relazioni creavano dei dossier ad arte adducendo finte accuse ai genitori per strappare loro i bambini e destinarli in affido ad amici e conoscenti. Tutto dietro un lauto compenso, è ovvio: ma non è solo quella la coordinata di riferimento di assistenti sociali e psicologi coinvolti nell’inquietante indagine: come riporta in queste ore, tra gli altri, il sito de Il Giornale, e come già scritto nei giorni scorsi nell’intervista a Galeazzo Bignami, sul nostro quotidiano, «dietro a questi traffici, si legge sempre nelle carte, ci sarebbe un “fattore ideologico“. Dall’inchiesta è emersa una serie di accordi sottobanco e favoritismi che svela un’enorme rete fatta di intrecci e atrocità che, da anni, volto a favorire un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro». Non solo: come già sostenuto sul nostro sito nei giorni scorse, tutto quanto accaduto a Reggio Emilia e nella Val D’Enza, non può essere accaduto solo per ritorni economici. Tanto che, da noi interpellato, l’esponente di Forza Italia Galeazzo Bignami, ha sottolineato come e perché non può essere un caso «che tutto sia accaduto e poi scoppiato oggi in una realtà geo-sociale come quella dell’Emilia Romagna, dove fino alle ultime elezioni locali non c’è mai stata alternanza, e dove la sinistra ha avuto tempo e modo di erigere una cortina di ferro ideologica a sostegno di strutture e modelli pubblici sulle orme della cultura e della filosofia social gender».

Inchiesta minori, profitto economico e impianto ideologico

E ancora: «Nell’inchiesta Pd e Regione non c’entrano niente col giro economico – ribadisce a scanso di equivoci Bignami – ma di fatto c’è stata sempre una collusione ideologica e politico-culturale con il modello familiare perseguito, tra i vari, dall’assistente sociale Federica Anghinolfi – convinta militante Lgbt finita al centro dell’inchiesto e attualmente ai domiciliari – che aveva come unico scopo quello di affermare una precisa ideologia anti-famiglie tradizionali e pro modello famiglie arcobaleno». Per fortuna, un pm di Reggio Emilia a un certo punto – siamo nell’estate del 2018 – si è insospettita dall’eccezionalità di denunce presentate dai servizi sociali contro genitori accusati a vario di titolo di mancanze, allargando il raggio delle indagini al coinvolgimento di medici, psicologi, assistenti sociali e politici. Tra le accuse mosse a questi poveri genitori, quelle di abusi sessuali e maltrattamenti ma che, nella maggior parte dei casi, venivano ritenute infondate e non documentabili e per questo le indagini associate finivano archiviate. Le relazioni dei servizi sociali, però, mel frattempo andavano avanti ed entravano nel merito attraverso – come riporta in queste ore Il Giornale – «finte relazioni, falsi documenti e pressioni psicologiche utilizzate dai servizi sociali per riuscire a plagiare i minori. Dichiarazioni (finte) scritte nero su bianco che servivano a screditare i genitori naturali e strappare loro i figli. Una volta “plasmati” i bambini avrebbero dovuto denunciare i genitori, ma solo dopo aver raccontato violenze mai subite». Ecco come si procedeva.

La Macchinetta dei ricordi, il giro di soldi, il fine ideologico

  1. I bambini, una volta tolti alle loro famiglie, venivano sottoposti a veri e propri lavaggi del cervello e manipolati con il ricordo a impulsi elettrici inferti con uno strumento che veniva definito la “macchinetta dei ricordi” e che avrebbe avuto il compito di tirar fuori ricordi indotti. Come scrive allora il quotidiano milanese diretto da Sallusti, «nelle 277 pagine dell’inchiesta esaminate da ilGiornale.it, vengono riportate ore e ore di intercettazioni fatte dai carabinieri di Reggio Emilia, che testimoniano i lavaggi del cervello ad opera dei medici nei confronti dei bambini. I minori venivano spinti con “giochi psicologici” a confessare episodi mai avvenuti (nella maggior parte dei casi, abusi sessuali o violenze fisiche). Per rendere ancora più credibili le violenze, venivano addirittura “manomessi” i disegni fatti dai bambini. Gli psicologi, infatti, aggiungevano particolari inquietanti, spesso con una chiara connotazione sessuale.
  2. Una volta sottratti i piccoli e creato l’impianto accusatorio che giustificava l’allontanamento dei minori da casa, i bambini venivano dati in affido e sottoposti ad un circuito di cure private a pagamento della Onlus piemontese Hansel e Gretel. Dunque, come scrive Il Giornale, «il pagamento del lavoro di psicoterapia avveniva senza rispettare le solite procedure d’appalto: «Gli affidatari venivano incaricati dai Servizi Sociali di accompagnare i bambini alle sedute private e di pagare le relative fatture a proprio nome», si legge. Ma questi soldi venivano poi ricevuti dagli affidatari attraverso rimborsi, sotto una finta causale di pagamento. Così venivano falsificati anche i bilanci dell’Unione dei Comuni coinvolti».
  3. E, soprattutto, una volta strappati ai genitori e manipolati, questi bambini – stando a quanto emerge dall’ordinanza della procura di Reggio Emilia – venivano dati a genitori affidatari stretti da relazioni d’amicizia o addirittura sentimentali con i responsabili dei servizi sociali. genitori affidatari che spesso erano coppie arcobaleno. Oggi, per questo orrore costato dolore e separazioni ingiuste a genitori naturali e figli strappati alle loro famiglie, sono finiti agli arresti domiciliari il sindaco del Partito democratico di Bibbiano, Andrea Carletti, la responsabile del servizio sociale integrato dell’Unione di Comuni della Val d’Enza, Federica Anghinolfi, una coordinatrice dello stesso servizio, un’assistente sociale e due psicoterapeuti della Onlus coinvolta. Insieme a loro, sono finiti nell’inchiesta e raggiunti da  misure cautelari di natura interdittiva altre 8 persone tra operatori socio-sanitari, dirigenti comunali e anche educatori. E c’è pure una coppia affidataria accusata di maltrattamenti, per la quale sono state applicate misure coercitive di divieto di avvicinamento al minore. In totale, dunque, gli indagati sono 27. Tutte persone che, a vario titolo, e in con responsabilità diverse, dovranno rispondere di «frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d’uso».

Commenti

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  • Mario Mazzacani 6 Luglio 2019

    Da Mani Pulite in poi ci stiamo abituando a scandali sempre peggiori che coinvolgono gli esponenti delle varie attività gestite dagli Enti Pubblici , della Chiesa , dei Partiti e dei 3 poteri dello Stato . Scandali che vengono accantonati man mano da un nuovo scandalo o da uno sempre più grande .Serve un reset generale ,ma credo che per via democratica non ce la faremo mai . Solo una rivoluzione , una dittatura militare o una epidemia selettiva inviata dal Signore possono riuscirci