Immigrazione clandestina, ecco dieci priorità da adottare per fermare gli sbarchi
Il tema del flusso dell’immigrazione clandestina non trova una risposta univoca nonostante i tentativi italiani di portare all’attenzione del Consiglio d’Europa una condivisione intelligente e solidale dello sforzo nella ricollocazione dei profughi e nell’espulsione dei migranti clandestini. Francia e Germania insistono nell’indicare l’Italia quale unico punto di approdo, mero scalo d’alaggio per i barconi e le navi ONG che riversano “naufraghi a pagamento” sulla terra italica, incoraggiando in modo irresponsabile il business della tratta degli esseri umani con il loro fattore attrattivo. Ma cerchiamo di reagire a questa situazione, definendo una sorta di “decalogo” per salvaguardare il diritto sovrano del popolo italiano…”, spiega l’ammiraglio di Divisione in ausiliaria, Nicola De Felice, già comandante di Marisicilia, con un parere sul contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina pubblicato su www.ilsitidisicilia.it.
Secondo l’ammiraglio, al punto numero uno, c’è la necessità, all’avvicinamento di una nave ONG alle acque del Mediterraneo centrale, nel tentativo di attrarre barconi con migranti clandestini, di richiamare immediatamente l’ambasciatore dello Stato di Bandiera della nave in parola, esigendo il divieto di operare contro le norme internazionali e rispettando il coordinamento marittimo dello Stato competente nel settore per l’eventuale soccorso in mare, come da regolamento IMO (normalmente la Libia). Ed ancora, raccomandare lo Stato di Bandiera della nave ONG – unico responsabile – di far dirigere la stessa verso il porto indicato dallo Stato Coordinatore, altrimenti far dirigere la nave verso un porto tunisino qualora più vicino; al punto numero 3 De Felice sottolinea come, davanti all’evidenza dell’infrazione da parte della nave ONG delle Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare, con il chiaro intendimento di dirigere verso l’Italia, sia necessario sollecitare lo Stato di Bandiera a prendere provvedimenti coercitivi verso la nave e l’equipaggio, ingiungendogli nel contempo di finalizzare la procedura di protezione dei migranti al loro primo passaggio illegale a bordo della nave e quindi sul suo territorio, in ottemperanza all’art. 13 del Trattato di Dublino III; in caso contrario, comunicare alla Stato di Bandiera che si procederà a definire reato internazionale l’operato della nave. Il decaologo dell’ammiraglio prosegue con la necessità di assimilare la nave in parola a “nave pirata” in attività di concorso interno o esterno alle attività di tratta di esseri umani, ai sensi della legge del mare delle Nazioni Unite (UNCLOS), ed ancora, di ritenere decaduto l’ordinamento giuridico dello Stato di Bandiera, di inviare una nave militare e applicare l’ordinamento giuridico dello Stato italiano sulla nave pirata, di attuare il diritto di visita, ispezione a bordo e, se ravvisata l’infrazione, prendere il possesso della nave con equipaggio militare, arrestare il comandante e l’intero equipaggio, di dirigere verso un porto italiano per sbarcare i “naufraghi a pagamento”, confiscando la nave e infine di applicare l’art. 84 del Codice di Navigazione richiedendo allo Stato di Bandiera, all’armatore o al Comandante della nave ONG il rimborso delle spese sostenute dallo Stato italiano per le attività sostenute in mare ed a terra, ivi comprese le spese per l’accoglienza dei migranti ovvero le spese per la loro espulsione e rinvio nel Paese natale.
Bisognerebbe dirlo alla Trenta e a Toninelli.
Non facciamoli sbarcare e riportiamoli davanti alle coste da dove sono partiti. Altrimenti non se ne esce.