Ilva, bufera su Di Maio: “Mantenga le promesse fatte, anziché straparlare…”

12 Lug 2019 14:16 - di Redazione

“Le dichiarazioni di ieri del ministro Luigi Di Maio sono fra le più vergognose che abbiamo sentito in tutti questi anni, specialmente perché provenienti da un politico appartenente a un partito politico che, a Taranto, ha basato la sua campagna elettorale sulla chiusura programmata dello stabilimento siderurgico più inquinante d’Europa e la riconversione economica dell’intera provincia jonica”. Lo afferma il Comitato cittadini lavoratori liberi e pensanti di Taranto, a proposito della frase pronunciata dal vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio: Per effetto di questo sciopero la fabbrica rischia di spegnersi in modo irreversibile. “Dimostrano ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno – continua il Comitato – quanto poco il ministro conosca la fabbrica, quanto poco valga per lui la vita di lavoratori e i cittadini e danno la misura di quanto sia supinamente legato ad ArcelorMittal Italia. Il ministro parla di più sicurezza, dimenticando colpevolmente che in quella fabbrica la sicurezza manca totalmente. Si è chiesto, il ministro, quanta polvere di amianto hanno respirato i lavoratori e i cittadini, durante la cosiddetta tempesta senza precedenti? Lo sa, il ministro, che in quella fabbrica ci sono impianti tutt’ora in marcia pieni di amianto che non possono essere bonificati se non si fermano? E questa cosa non la dice il Comitato, ma lo ha affermato Mittal nel Piano Organico di Rimozione dell’Amianto depositato qualche settimana fa”.

Per quanto riguarda l’atteggiamento dei sindacati il Comitato ritiene che “come al solito, hanno fatto furia francese e ritirata spagnola, sospendendo uno sciopero proclamato a oltranza sulla base di una misera convocazione nonostante il corpo del lavoratore morto non sia stato recuperato. Ci chiediamo – afferma il comitato – dove sia finita la dignità dei sindacati e del ministro. Come si può dire ad un lavoratore di rientrare in fabbrica nonostante la completa assenza di sicurezza solo per evitare che la fabbrica si fermi in maniera irreversibile? Non si permettano ministro e sindacati ad addossare la responsabilità di quanto accaduto alle avverse condizioni meteo o alla fatalità: noi sappiamo bene chi è stato e questa morte peserà come un macigno sulle loro coscienze, sempre che ne abbiano una”.

Ma l’Ugl fa sapere che andrà avanti nella lotta sindacale: ”L’Ugl Metalmeccanici non revoca lo sciopero indetto a partire da ieri sera alle 23 e si accinge ora a partecipare all’incontro indetto dal Prefetto di Taranto”. Lo dichiara il segretario generale Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, spiegando che ”pur apprezzando la convocazione dei sindacati da parte del ministro Luigi Di Maio presso il Mise, riteniamo che al momento non siano presenti elementi nuovi rispetto al motivo dello sciopero indetto ovvero l’incidente sul lavoro verificatosi al quarto sporgente del porto commerciale in concessione all’impianto siderurgico Arcelor Mittal ex Ilva di Taranto, avvenuto mercoledì sera”. ”Vogliamo capire – conclude Spera – la dinamica del gravissimo incidente, siamo preoccupati per i livelli di sicurezza con i quali si opera nello stabilimento e infine, ma non ultimo, ancora non è stato ritrovato l’operaio disperso e molto probabilmente dovremo piangere un’altra, inaccettabile, morte sul lavoro”.

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