Il delirio di Matteo Renzi a Milano: parla di tutto ma le colpe sono sempre degli altri

12 Lug 2019 18:37 - di Giovanni Trotta

Matteo Renzi cerca di tornare protagonista lanciando i Comitati Ritorno al futuro. È un fiume in piena, parla di tutto ma soprattutto di quelle che definisce bufale contro di lui. La prima iniziativa è un convegno sulle fake news e si svolge a Milano. La scelta dell’argomento è piuttosto infelice, perché il maggior utilizzatore di fake news, cioè di bufale, negli ultimi anni è stata la sinistra, nazionale  e internazionale. Iniziarono contro Berlusconi, per poi proseguire contro Trump, poi contro Putin, senza dimenticare quelle contro Assad, con le foto della stessa bambina salvata tre volte dagli eroici elmetti bianchi, gruppo vicini ai terroristi dell’Isis ma glorificati dalla sinistra come salvatori della patria contro il “dittatore”, che poi è il legittimo presidente siriano. E poi la fake news più grande di tutte della sinistra, quella sui morti in mare, con veri e propri studi di cinematografia che riprendevano bambolotti in procinto di annegare perché l’opinione pubblica prendesse il cuore e il portafogli in mano. Questa fake news si giustifica da sé, perché dietro alla tratta degli schiavi ci sono interessi giganteschi, business enormi, altro che le briciole delle coop rosse. Lo dimostrano le immense risorse delle ong con navi e droni milionari, stipendi ai “volontari” soccorritori, mezzi teconologici di ogni genere. Ma ne valeva certamente la pena.

Renzi mette le mani avanti: non siamo una corrente

Stabilito chi propala le bufale per interesse politici e materiali, diremo che al convegno di fake news non si è parlato poi tantissimo, Renzi ha preferito parlare di ciò che conosce meglio, ossia la politica. E ha subito chiarito: “Chi siamo noi? Una corrente del Pd? No, assolutamente no – ha tenuto a precisare -. Siamo un gruppo di persone rancorose legate al passato? No, ma a me è capitato di fare il premier prima di Conte, quando ancora fare il premier era una cosa seria e non fare il vice dei suoi vice. E cosa posso fare oggi? Stare a covare la rabbia? No, noi dobbiamo essere calmi, capire e mettere in campo una strategia per i prossimi anni”, ha detto Renzi a Milano. Ed è stato costretto ad ammettere che il governo giallo-verde durerà molto di più di quello che pensano i suoi compagni: “Secondo me non si va a votare, avremo molti mesi davanti a noi, forse anni. Perchè il collante di questa maggioranza è la paura di perdere il potere. Noi abbiamo a che fare con persone che hanno assaggiato in questi mesi il sapore del potere e non lo lasceranno anche se litigano su tutto”, ha detto, ricalcando  luoghi comuni dell’opposizione del Pd che non sa più che dire. Ma è sempre Matteo Salvini il nemico principale: “Io non ci sto a lasciare a Salvini l’uso della parola legalità, perché Salvini non sa cos’è la legalità e noi quella parola ce la dobbiamo riprendere”. E aggiunge: “Faccio una provocazione: io non credo che la Lega abbia preso quei soldi, 65 milioni di dollari, ma il punto è che membri della delegazione del vicepremier Salvini quei soldi ai russi li hanno chiesti. Se li hanno presi è corruzione internazionale e se li hanno chiesti questo è alto tradimento e su questo alto tradimento a Salvini e ai suoi collaboratori bisogna chiedere spiegazioni”. “A Salvini lo dico in russo: ‘Tovarish Salvini, glasnost”. E pure Salvini è sistemato.

Renzi ammette: perso il referendum per colpa dei miei

Ma ora viene il bello: “L’algida sobrietà ci ha condannato alla sconfitta. Dopo il referendum abbiamo perso la voce. Io voglio capire come abbiamo fatto a perdere e come torniamo a vincere. Loro magari si romperanno prima del previsto e noi intanto prepariamoci per bene, non perdiamo neanche un giorno, e torneremo a governare il Paese”. “È semplicissimo dire – aggiunge Renzi – che è tutta colpa del caratteraccio di Renzi, non è problema di carattere ma di politica anche perché il caratteraccio di Renzi non cambia. “Noi le cose le abbiamo fatte ma siamo stati così autolesionisti da non inserirle in un racconto complessivo”. “Noi non eravamo forti, bravi e fighi perché non basta essere forti, bravi e fighi bisogna anche saper raccontare quello che si fa. E perchè non si è fatto? Perché non tutti ci credevano, c’era una parte dei nostri che non ci credeva, troppo impegnata -conclude- a riprendersi la Ditta e a dirci che non eravamo di sinistra”. Se vuole glielo spieghiamo noi come ha perso il referendum, votato persino da persone non del Pd ma non da molti del Pd: perché persino nel suo partito, di cui era segretario, c’erano esponenti di rilievo che pubblicamente invitavano a votare no al referendum voluto da Renzi, e allora che si aspettava? Nel vecchio Pci chi osava parlare contro la decisione del partito veniva cacciato, perché cèera spirito di servizio,rispetto della gerarchia e voglia di seguire le direttive decise. E Renzi stesso alla fine lo ha ammesso. Poi ha attaccato i 5Stelle: “Milano oggi è un punto di riferimento per tutto il resto d’Italia” ha detto davanti al (condannato) sindaco Beppe Sala. “Basta vedere cosa sta succedendo a Torino o a Roma. Senza voler buttare la croce addosso a quelle due ragazze, il problema è che c’è un movimento che si basa sul pressappochismo, dicendo ad esempio dei no a iniziative importanti”.

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