Domenica Reggio Calabria ricorderà la Rivolta. Nel nome della dignità popolare

12 Lug 2019 10:32 - di Francesco Storace

Come ormai avviene da tanti anni, si rinnova l’appuntamento con una delle pagine più dolorose e, nel contempo, più esaltanti della storia di Reggio Calabria: i Moti del 1970. Lo rende noto Giuseppe Agliano, Presidente del “Comitato 14 luglio”, che raggruppa Associazioni, Movimenti e Partiti della Destra reggina che da sempre si adoperano affinchè questa ricorrenza non cada nell’oblio e per tenere sempre vivo e attuale lo spirito di quei fatti.
“Se per alcuni la memoria inizia ormai a sbiadire, molti altri al contrario sono ancora sensibili alle emozioni di quei giorni e non solo sono pronti a ricordare e testimoniare quanto accadde, ma intendono anche sottolineare, ancora una volta, i motivi che portarono a quella Rivolta di Popolo. Risalire alle origini di quella sommossa, guardare cosa è cambiato dalla realtà di allora,  è il modo ideale per comprendere i sentimenti e la rabbia di quei giorni. Si tratta di un periodo storico che bisogna considerare come un valore per l’intera comunità reggina, da trasmettere alle nuove generazioni come esempio di una reazione dignitosa da parte della città ad un grave torto subito”.

Quel 14 luglio del 1970

 Il 14 Luglio 1970 fu il giorno dell’inizio della Rivolta, il giorno di chi credeva e continua a credere nelle proprie radici, nell’amore per la propria terra, nella speranza di poter offrire un futuro ai propri figli, nel rispetto della dignità della propria comunità, nella lealtà della politica. Nel corso di quella giornata, il Sindaco Piero Battaglia tenne un discorso in piazza Italia. Erano passati nove giorni dal famoso “rapporto alla città”, in cui lo stesso Sindaco, si pose contro la D.C., suo partito di appartenenza, per la scelta operata contro Reggio e, soprattutto, 24 ore dalla prima riunione a Catanzaro, del neonato Consiglio regionale –  da lì a poco, alcuni giovani vennero arrestati dalla polizia con l’accusa di aver bloccato la fruibilità della Stazione Lido. Fu la scintilla che fece scoppiare la Rivolta.
Sarà un’escalation che vedrà il proliferare delle “barricate” sul Corso, in via Marina,  al rione Sbarre, nel quartiere di Santa Caterina. Tutto ciò finirà molti mesi dopo, a seguito di un massiccio intervento repressivo da parte del Governo con l’invio di carabinieri, poliziotti e reparti dell’esercito, culminato con il triste e vergognoso ingresso in città dei carri armati, unico episodio del genere in Italia in tempo di pace. Il bilancio fu drammatico: 5 morti, centinaia di feriti, migliaia di arrestati, danni incalcolabili e, soprattutto, la condanna per Reggio all’isolamento per diversi decenni,
che neppure il fantomatico e fallimentare “pacchetto Colombo”, riservato dallo Stato come forma di compensazione, riuscì a risollevarne le sorti. Il Regime, con tutti i suoi partiti del famigerato “arco costituzionale” abbandonarono al suo destino la Città. Solo il M.S.I., con il testa il suo Segretario nazionale Giorgio Almirante e i dirigenti locali guidati da Ciccio Franco, scesero in piazza accanto ai  cittadini che protestavano rivendicando il proprio diritto al futuro.  

Memorabili battaglie in Parlamento

Infatti, solo attraverso memorabili battaglie in Parlamento e nei vari consessi,  con il solo appoggio politico del M.S.I., gli uomini migliori che Reggio potesse esprimere al tempo, per citarne alcuni: Ciccio Franco, Nino Tripodi, Raffaele Valensise, Fortunato Aloi, Renato Meduri, Giuseppe Reale, Vico Ligato e lo stesso Battaglia, con tenacia e duri confronti, riuscirono a “strappare” alcune importanti istituzioni, tra le quali la Corte d’Appello, l’Università, la sede del Consiglio regionale, l’Università per Stranieri.
Le celebrazioni per il 50° anniversario del prossimo anno – conclude Giuseppe Agliano” – potranno e dovranno essere l’occasione, così come è stato 10 anni fa, per ribadire tutto questo e rinverdire quelle pagine di storia della nostra città, ancora poco conosciute ai più, in direzione della reale verità storica. Per questo, abbiamo scritto al Sindaco per chiedere la costituzione di un Comitato civico che sia promotore e sovraintenda a tutte le varie iniziative che saranno organizzate, e per far sì che, dopo 50 anni, i “Moti di Reggio” diventino finalmente patrimonio storico e morale di tutti i reggini e dell’Italia intera.

I cinque Caduti

Domenica alle 11, quindi, unitamente alle Istituzioni, alle Associazioni, ai Movimenti, ai Partiti, ai parenti delle vittime e ai cittadini, saremo al Monumento che ricorda quelle giornate, non solo per ribadire tutto ciò, ma soprattutto per ricordare chi ha sofferto le ferite, il carcere, l’ostracismo ma, soprattutto, per rendere omaggio alle cinque vittime di quella Rivolta con la deposizione di una corona floreale a nome della città: il ferroviere Bruno Labate, trovato agonizzante il 15 luglio 1970 in via Logoteta; il poliziotto Vincenzo Curigliano, colto da infarto il 18 luglio, durante l’assalto alla questura; l’autista di autobus Angelo Campanella, morto sul ponte Calopinace il 17 settembre dello stesso anno, per un colpo di arma da fuoco sparato dalla polizia; l’agente della Celere Antonio Bellotti, colpito al capo il 12 gennaio 1971, nel corso di una sassaiola contro il treno che lo riportava in sede insieme al suo reparto; il barista Carmine Iaconis, morto per un colpo di arma da fuoco il 17 settembre 1971, quasi nello stesso punto e nello stesso giorno in cui morì Campanella.

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