Cerciello non aveva la pistola. Varriale non poteva usarla: «L’avrebbero indagato»

30 Lug 2019 14:33 - di Gigliola Bardi

Se avesse sparato, «sarebbe stato indagato lui». Andrea Varriale, il collega di Mario Cerciello Rega, aveva le mani legate dalle regole di ingaggio. Per questo, pur avendo assistito all’omicidio del suo compagno, non utilizzò le armi per fermare gli assassini che si stavano dileguando. «Non poteva sparare a un soggetto in fuga, altrimenti sarebbe stato lui indagato», ha chiarito il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, Francesco Gargaro, nel corso di una conferenza stampa durante la quale sono state ricostruite le modalità dell’assassinio e le fasi concitate delle indagini e degli arresti. Una conferenza stampa che ha avuto anche lo scopo di chiarire i dubbi residui nell’opinione pubblica e mettere a tacere voci, illazioni, polemiche che in queste ore hanno colpito anche l’Arma.

Il disappunto dell’Arma per «i presunti misteri»

«Vorrei esprimere disappunto e dispiacere per le ombre e i presunti misteri che sono stati sollevati e diffusi in merito a questa vicenda», ha spiegato Gargano, sottolineando che «la ricostruzione attenta e scrupolosa ha dimostrato la correttezza e regolarità di questo intervento, analogo e ricorrente nella città di Roma». Nella Capitale, ha spiegato il comandante, i casi di intervento per i “cavalli di ritorno” sono quasi all’ordine del giorno ed esiste una procedura precisa. Varriale e Cerciello Rega si attennero scrupolosamente.

Cerciello non aveva la pistola

Le regole di ingaggio legano le mani ai carabinieri. Cerciello, è stato spiegato, non aveva con sé la pistola: è stata ritrovata nel suo armadietto. L’ipotesi è che l’abbia dimenticata. Ma questa circostanza, nella convinzione dei vertici dell’Arma, non fu determinante. «Cerciello aveva dimenticato l’arma, è stata probabilmente una dimenticanza, ma ciò non toglie che non aveva alcuna possibilità di reagire». «Sono stati aggrediti immediatamente: non c’è stata possibilità di usare armi, di reagire», ha spiegato Gargano, che si è soffermato a lungo su questo tema, fra i più dibattuti di questi giorni.

Varriale «non poteva sparare»

Ma la repentinità dell’attacco subito non è la sola ragione per cui le armi non si potevano sfoderare: il loro uso «è disciplinato», ha spiegato ancora il comandante dei Carabinieri di Roma, aggiungendo che «il carabiniere Varriale non poteva sparare a un soggetto in fuga, perché altrimenti sarebbe stato indagato lui». Né Varriale avrebbe potuto sparare in aria: «I colpi in aria a scopo intimidatorio non sono previsti dal nostro ordinamento». Ed è così che gli americani hanno potuto aggredire i due militari italiani, rischiando poi di farla franca: «La soluzione del caso in poche ore non era scontata», ha detto il procuratore aggiunto di Roma, Nunzia D’Elia. E, come è noto, “poche ore” hanno fatto la differenza: gli americani avevano già l’aereo fissato, se non fossero stati arrestati subito sarebbero tornati a casa quella sera.

Commenti

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  • avv. alessandro ballicu 30 Luglio 2019

    è tempo di serie riforme del codice penale che consentano alle forze dell’ordine di far fuoco sui criminali per impedire che commettano reati e che si diano alla fuga.
    sarebbe anche giusto , previa modifica della costituzione , ripristinare la pena di morte come in tanti paesi democratici usa, giappone , cina nazionalista etc.
    basta buonismo