Bankitalia, Meloni: «I 5Stelle bocciano la nostra proposta. Dov’è finita la crociata contro i poteri forti?»

23 Lug 2019 13:49 - di Eugenio Battisti

Su Bankitalia i grillini non smentiscono la loro inclinazione alla fuga quando c’è da metterci la faccia. «Oggi alla Camera è iniziata la discussione generale sulla proposta di legge di Fratelli d’Italia per nazionalizzare la Banca d’Italia. Alla fine i Cinquestelle hanno deciso di votare contro e la relatrice M5S ha chiesto all’aula di respingere la proposta». La “denuncia” arriva da Giorgia Meloni che  posta la canzone ”Ti Ti Ti Ti” di Rino Gaetano. «Sono ormai lontani i tempi – aggiunge la leader di Fratelli d’Italia – delle battaglie contro la svendita della nostra Banca centrale, lontanissimi quelli delle battaglie contro i poteri forti. Anche per i poveri grillini vale la massima di Rino Gaetano: “Partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri”. Fratelli d’Italia è rimasto invece l’unico partito coerente su questi temi e continuerà la sua battaglia. «A Grillo, Di Maio e Di Battista dedico questa canzone di Rino Gaetano», conclude ironica la Mel0ni.

La proposta di nazionalizzare la Banca d’Italia viene da lontano ed è da anni un cavallo di battaglia del partito. Ma anche dei 5Stelle di una volta. «Non si capisce perché la Banca d’Italia, che tra l’altro detiene le riserve auree del Paese, non debba essere controllata dal ministero dell’Economia o da soggetti pubblici», è la logica che guida la proposta di legge. «Ci interessa chiarire una volta per tutte quale deve essere il controllo di Bankitalia – spiegano i firmatari – la nostra proposta è in campo, Lega e M5S erano d’accordo, vediamo se ci seguiranno». I 5stelle si sono già sfilati. La proposta di legge, incardinata a febbraio in commissione Finanze (relatrice un esponente grillina)  prevede «l’attribuzione a soggetti pubblici della proprietà» della Banca d’Italia, modificando l’attuale assetto proprietario dell’istituto di Via Nazionale e  abrogando le norme del decreto legge 313 del 2013, con il trasferimento al ministero dell’Economia delle quote di capitale della Banca d’Italia detenute da soggetti privati, banche, assicurazioni, fondazioni.

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