Procedura d’infrazione contro l’Italia: ci siamo ridotti a supplicare (per incapacità)

6 Giu 2019 14:33 - di Caterina Ronchieri

Ci siamo. La Commissione Europea ha ufficialmente chiesto ai Ministri economici dell’Eurozona di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia. Senza entrare, in questa sede, nel merito di cosa comporti una procedura per deficit eccessivo, soffermiamoci sugli accordi per la creazione della prossima Commissione Europea. I battibecchi continui e quotidiani tra i due partiti di governo paiono non tener conto del fatto che gli accordi andrebbero presi con gli altri Stati Membri, e non tra di loro.

Ci ritroviamo dunque nella condizione di dover negoziare e trattare e supplicare per bloccare la procedura d’infrazione, che ci costerebbe davvero troppo cara. La sola perdita dei fondi strutturali europei metterebbe in ginocchio il sud Italia, tanto per fare un piccolo esempio. Il Commissario Europeo va proposto dallo Stato Membro di appartenenza e votato dal Parlamento Europeo. Molto importante tener presenti i nuovi equilibri comunitari, non particolarmente dissimili dai precedenti. Significa che con dei partiti di governo che non appartengono ai grandi partiti europei che detteranno l’agenda dell’Europa per i prossimi anni, noi ai tavoli negoziali nemmeno ci sediamo.
Il Commissario e il portafogli vanno concordati con i leader, con gli altri capi di Stato, che in genere procedono a cordate. Le poltrone si bilanciano a vicenda. Per avere una poltrona di peso serve che siano d’accordo gli altri capi di Governo, in modo da ricevere il loro sostegno in termini di voti in sede di Consiglio Europeo. Con una procedura d’infrazione che ci pende sul capo sarà semplicemente impossibile che ci venga dato un portafoglio economico.
E la nostra posizione negoziale, già tremendamente svantaggiata, si trova ad essere priva di qualsiasi forza. Saremmo costretti a supplicare e giustificare, invece di trattare per salire di un gradino nello scacchiere comunitario.
Nel frattempo si palesa la totale assenza del Presidente Conte dai consessi europei ed internazionali. Il Presidente allo scorso Consiglio Europeo non aveva in agenda nemmeno un vertice bilaterale con i colleghi europei, non ha visto nessuno. Anche alle celebrazioni del D-Day in Normandia l’Italia brilla per la sua assenza. Ci sono tutti, perfino Angela Merkel, ma non il presidente Conte. Non consta di sapere se non siamo proprio stati invitati o semplicemente nessuno ha ritenuto necessario essere presente. Sta di fatto che il nostro isolamento nelle sedi internazionali sta diventando palese, perfettamente visibile anche agli animi più ingenui nelle foto di famiglia, che non ci rappresentano più. Senza l’aiuto dei nostri storici alleati non otterremo niente di niente nel giro di poltrone su cui siederanno i decisori europei nel prossimo quinquennio, ma nessuno pare preoccuparsene.
Si stanno riscrivendo gli equilibri geopolitici mondiali, il mondo di domani non potrà essere quello che abbiamo conosciuto ieri. Gli Stati Uniti la con visita alla Regina Elisabetta e con gli inviti del residente Trump ad abbandonare l’Unione Europea senza bisogno di accordi dimostrano di perseguire una politica del dividi et impera, che forse a noi pero’ non gioverebbe. Forse davvero questa alleanza di Governo soffocata da liti interne non è all’altezza del compito dato e sarebbe il caso di prenderne atto.

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