Il cardinale Ravasi si schiera: “Ostentare il rosario? Un rito magico”

16 Giu 2019 11:00 - di Carlo Marini

Anche il cardinale Gianfranco Ravasi, il “ministro della cultura” vaticano, si schiera contro Matteo Salvini. «La fede è un’esperienza esistenziale, una scelta radicale. La religione è la manifestazione esteriore. Agitare il Vangelo, ostentare il rosario, baciare il crocefisso non fa di te necessariamente un credente». Così in una intervista al Corriere della Sera il cardinale Ravasi, teologo e biblista e presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

“Cristo condanna chi fa gesti esteriori”

In particolare, alla domanda del cronista sul fatto che il ministro Matteo Salvini con i suoi comportamenti recenti abbia sbagliato o meno, Ravasi risponde: «Sono segni che di per sé non rappresentano l’autenticità del credere. Cristo condanna chi prende i primi posti in sinagoga, chi allunga i filatteri, le pergamene con i versetti della Torah. Cristo perdona tutte le colpe, ma non sopporta le ipocrisie. Non esiste l’autosalvezza. Non ci si salva con le manifestazioni esteriori, ma con la profonda adesione alle scelte morali ed esistenziali. Non è il gesto rituale che salva. Il sacramento è “opus operatum”, atto oggettivo segnato dalla presenza divina, ma anche “opus operantis”, atto soggettivo, scelta vitale e morale. Altrimenti è rito magico. Magia».

Ravasi deluso da Roma: “I milanesi sono più generosi”

Ad Aldo Cazzullo, che lo intervista, Ravasi parla anche di temi caldi, come l’immigrazione. «Il Papa parla da cristiano, la sua voce ci ricorda i nostri valori. Come diceva padre Turoldo, non dobbiamo inseguire il consenso, ne’ il dissenso fine a se stesso; dobbiamo inseguire il senso». Ravasi parla anche del raffronto tra la Capitale e la sua Milano. Quando Papa Francesco «mi chiamò a Roma» «mi è spiaciuto davvero lasciare Milano». Perché è «una città straordinaria, per socialità e generosità. Il recupero dell’Ambrosiana valeva 47 miliardi di lire: alla Chiesa non è costato un centesimo, li hanno pagati tutti i milanesi, dalla Fondazione Cariplo fino alle persone semplici, come quei genitori che mi pregarono di dare a un codice restaurato il nome del figlio morto di droga». Invece, «a Roma, per salvare gli affreschi delle catacombe dei santi Marcellino e Pietro ho dovuto chiedere aiuto all’Azerbaigian. Al Centro San Fedele ho avuto per 22 anni almeno mille persone, ogni sabato di Avvento e di Quaresima, per la lettura della Bibbia. A Roma ne avrei cinquanta». 

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