Vaticano e Salvini, la “scomunica” è già acqua passata: Parolin apre al dialogo
La politica, intesa come pragmatismo e capacità di adattamento alle mutare delle situazioni, l’hanno inventata, in fondo, proprio in Vaticano. Era quindi da attendersi, prima del voto, che un eventuale successo di Salvini non avrebbe lasciato le gerarchie ecclesiastiche indifferenti e che, dopo la “scomunica”, sarebbe arrivata la distensione. Così puntualmenteè avvenuto, a tre giorni dalla consultazione. A rompere il ghiaccio è il segretario du Stato, Pietro Parolin.”Si deve dialogare anche con Salvini”, dice l’alto prelato. “Il Papa – osserva ai margini di un evento a Palazzo della Cancelleria – continua a dirlo: dialogo, dialogo, dialogo. E perché non Salvini? Anzi, dialogo si fa soprattutto con quelli che non la pensano come noi e con i quali abbiamo qualche difficoltà e qualche problema”.
La Chiesa non esaspera mai i conflitti politici
Tuttavia, rimarca ancora Parolin, “Credo che a usare i simboli religiosi per manifestazioni di parte come sono i partiti c’è il rischio di abusare di questi simboli. Da parte nostra – dice perentorio – non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa realtà”. È logico che Parolin debba ribadire la critica espressa dopo il comizio di Milano. Ma un nuovo capitolo, nei rapporti tra Vaticani e politica italiana, si sta forse per aprire. La Chiesa tende a non esasperare mai il confitto con una forza politica che si appresta a inaugurare una fase di egemonia. Non lo fa in nessun paese. tantomeno in Italia.
Con la scomunica una delle cose che ci puoi fare e’ fasciare la spazzatura.
Matteo Salvini quel crocifisso che ha mostrato in pubblico, non è altro che uno dei tanti crocifissi che la chiesa ha permesso di togliere nelle aule delle nostre scuole. La gente si è resa anche conto che Salvini e Meloni difendono i valori del nostro popolo e ragion per cui sono stati premiati.