Umbria, farsa Pd all’ultimo atto: la Marini stavolta si dimette sul serio
La farsa della Regione Umbria arriva all’ultimo atto. Catiuscia Marini è stata costretta a capitolare dopo l’ennesima figuraccia. La presidente dell’Umbria, che aveva presentato le dimissioni, si era salvata per un voto. Il suo. Una sceneggiata (con tutto il rispetto per il genere reso celebre da Mario Merola) che ha imbarazzato il Pd e lo stesso segretario Nicola Zingaretti.
Umbria, le dimissioni arrivano via mail
A una settimana dal voto, quella della Marini più che una autoassoluzione era sembrata un’autorete. Quindi il voto contro le sue dimissioni è stato seguito da uno svenimento (cinque giorni di prognosi) della stessa presidente umbra. Eppure la condanna politica e non solo giudiziaria era stata già scritta da tempo. Chiaro che la strategia dei notabili umbri del Pd fosse stata improntata a un solo obiettivo: l’ostinato attaccamento alle poltrone. Con il ritorno alle urne il centrosinistra può dire addio alla Regione Umbria, storicamente una delle roccaforti rosse.
Zingaretti ha chiesto la testa della Marini
Catiuscia Marini si è dimessa poco dopo mezzogiorno del 20 maggio 2019 attraverso una mail alla presidente dell’Assemblea legislativa Donatella Porzi. A poche ore dal voto contrario del consiglio regionale, e dopo la sfuriata del segretario nazionale del Pd. «Io non ho chiesto a Catiuscia di dimettersi, ho chiesto di valutare le scelte migliori. E lei si è dimessa. Il fatto che dopo un mese voti contro le sue dimissioni, per me è un errore». Zingaretti aveva fatto sapere di essere «arrabbiato e deluso».
Lo sfogo di Catiuscia: “Faccio da capro espiatorio”
L’ormai ex presidente ha scritto di «percorso dettato esclusivamente da ragioni istituzionali, di correttezza e di rispetto per tutti i componenti dell’Assemblea, sia di maggioranza, sia di opposizione, e non certo da ragioni personali». In un’intervista al Messaggero la Marini si è tolta più di un sassolino dalla scarpa proprio contro Zingaretti. «Sto facendo da capro espiatorio per tutta l’Umbria in chiave europea. In base al codice etico del Pd non sarei nemmeno obbligata a lasciare».«Possibile che in questi giorni tanti big del mio partito mi abbiano chiamata e Zingaretti mai? Forse è stato consigliato male, non so cosa pensare». Segno che con le dimissioni, la faida interna al Pd sembra appena iniziata.