Sgarbi in difesa di Altaforte: «Lotterei fino alla morte per difendere il diritto di dire “sono fascista”»

10 Mag 2019 14:39 - di Lucio Meo

Vittorio Sgarbi controcorrente, come sempre. Quando c’è da difendere la libertà lui non ne fa questioni di steccati ideologici, anzi, ribalta qualsiasi schema, come nel caso delle polemoche sul Salone del Libro di Torino. «Dopo Mimmo Lucano, mi tocca difendere anche Altaforte e Francesco Polacchi. Se non recassi danno al Salone del Libro, avrei adottato la stessa posizione di Ginzburg. Come lui difendo la libertà, ma per me la libertà è libera e non è la libertà solo di una parte. Per questo difendo il diritto di Francesco Polacchi e della sua casa editrice di essere al Salone del Libro. Difendo il diritto di dire “io sono fascista“: solo se una tale dichiarazione impedisse ad altri di esprimere la propria convinzione, lotterei, fino alla morte, per combatterla», scrive sui social Sgarbi, che scende in campo a difesa della casa editrice esclusa dal Salone del Libro. «La politica non può sostituirsi alla magistratura e, supponendo un reato, rendere esecutiva una pena non uscita da nessun dibattimento – sostiene – chiedo ai censori politici: impediranno all’editore di pubblicare ancora libri? Ma soprattutto: può essere impedito il diritto di parola a un editore che pubblica il garante del rispetto della Costituzione, il ministro degli Interni, che, oggi, si chiama Matteo Salvini…».

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