Salvini si scrolla di dosso il caso Siri e rispolvera la flat tax: «Va fatta subito»
Dà prova di incredibile ottimismo il guardasigilli Bonafede quando dice che l’annuncio di Conte di revocare l’incarico di sottosegretario leghista Armando Siri, indagato per corruzione, «non scuote il governo». In realtà, il colpo è stato duro e ha lasciato il segno. Anche perché l’accelerazione del premier segnala un cambio di passo nella strategia del M5S nei confronti dell’alleato leghista. A far infuriare Salvini è anche la tempistica dell’annuncio del siluramento del sottosegretario indagato: scelta con cura per coprire mediatamente la notizia dell’intesa tra il premier ungherese Orban e lo stesso Salvini sulle politiche del prossimo Parlamento europeo su confini nazionali e lotta all’immigrazione.
Salvini contro Conte: «Mi scriva su come ridurre le tasse»
Davvero troppo per chi, come il leader leghista, si era da tempo adagiato sul ruolo di dominus assoluto del governo. Ora, invece, l’improvvisa sortita di Conte sta ad indicare che il pallino dell’iniziativa politica passa dalle mani della Lega a quelle dei Cinquestelle. Questo spiega perché la reazione di Salvini non sia incentrata su Siri ma sulla flat tax. «Non ho tempo per beghe e polemiche, chiedetelo a Conte – ha infatti risposto da Fidenza a chi gli chiedeva di commentare la decisione del presidente del Consiglio di revocare l’incarico al sottosegretario indagato -. Il premier mi scriva sulle tasse, scriviamoci sulle tasse, su qualcosa che interessa agli italiani, non sulla fantasia».
Sul sottosegretario indagato: «Non ho tempo per le beghe»
Davanti ai giornalisti Salvini ha addirittura definito la flat tax come «un’emergenza nazionale», per cui – ha spiegato alludendo a Luigi Di Maio e allo stesso Conte – «non esistono parlamentari o ministri che dicono c’è tempo per ridurre le tasse». Salvini ha trovato il modo anche per restituire visibilità alla sua trasferta ungherese: «Ieri – ha detto – sono stato con Orban a lezione di riduzione fiscale, cosa che vorrei fosse realtà anche in Italia, invece vedo che qualcuno ha tempo da perdere polemizzando su altro».
Meloni: sulle clausole di salvaguardia non dicono nulla?
Sul caso Siri è intervenuta anche la leader di FdI Giorgia Meloni spiegando che l’importante non è tanto se Siri si dimetta o no “ma come il governo intenda disinnescare le clausole di salvaguardia, che altrimenti faranno aumentare l’iva e le accise sulla benzina. Penso che questa nazione non si possa permettere ulteriori aumenti di tasse ed è su queste domande fondamentali che il governo deve rispondere prima del voto del 26 maggio”.