Non c’è solo il pupazzetto di Zorro, ma anche la terrazza fatata di Emma Bonino…
Si è parlato molto della prima pagina del libro su Matteo Salvini della giornalista Chiara Giannini: un incipit in cui il leader della Lega veniva definito il più desiderato dalle donne italiane e in cui veniva citato l’ormai famoso furto del pupazzetto di Zorro. Una pagina derisa e vituperata, dopo che il libro era stato escluso dal Salone del Libro di Torino perché edito da una casa editrice, Altaforte, emanazione di CasaPound. Fotografata e ospitata in decine di bacheche anti-Salvini, quella pagina è assurta a emblema di come non si fa un’intervista.
Ma è davvero l’unico caso e proprio un caso che riguarda un leader di destra? A leggere l’intervista a Emma Bonino apparsa sul settimanale Sette del Corriere – a pochi giorni dal voto europeo – sembrerebbe proprio di no. Anche qui non mancano i toni elegiaci, in alcuni punti fastidiosamente mielosi, e neanche i riferimenti alla vita privata dell’intervistata.
Ecco l’incipit, che è già tutto un programma: “Vive arroccata su una terrazza magica che “vola” sui tetti del centro di Roma, come un tappeto fatato. L’ascensore si apre e il visitatore trattiene il fiato, scioccato dall’abbraccio di un’immensa cupola di San Pietro e dall’esplosione di buganvillee, margherite, clematidi e azalee. «Bello, vero?», ti accoglie Emma Bonino, con l’immancabile turbante esotico e la sigaretta tra le dita”. Quindi è la Bonino, descritta come “la politica più longeva della nostra scena pubblica. Nessun’altra in tempi recenti ha inciso quanto lei”, a parlare delle sue ansie rivoluzionarie: “Potrei vivere senza curare le piante e anche senza il mare. Ma senza fare politica radicale non potrei vivere, è quello che mi muove. Perché sono sicura che sia possibile, anche solo di un centimetro, cambiare il mondo”.
Anche Emma è stata una donna desiderata, ma il Corriere di lei lo può dire, altri invece non devono azzardarsi: “Raccontano che sia stata una femme fatale e che tutti i colleghi di partito fossero innamorati di lei. Vero? «Abbastanza, sì. Prima di incontrare i Radicali ero una contadinotta cicciottella, ma non male. Io sono piemontese, poco fisica. Nun m’abbracciate, nun me baciate, nun me toccate. Gli uomini? Se sono sprucidi come me, funziona»”. E prima ancora è stata una bambina amata, che oggi mostra le sue foto da piccola alla giornalista: “Qui sono io, con il vestitino rosso e i calzettoni fatti all’uncinetto dalla mamma. Mi mettevano anche la coccarda”.
Anche questa è un’intervista. E il bello è che la si può leggere se uno è interessato, oppure ignorarla, proprio come il libro su Salvini, senza bisogno di bacchettare chi lo ha intervistato.