La grande freddezza: gli ultimi giorni giallorossi di Claudio Ranieri

16 Mag 2019 15:23 - di Francesco Certo

La grande freddezza di Claudio Ranieri. Tra dieci giorni saluterà tutti e  adesso conta poco  fare l’equilibrista. Meglio restare nel cuore della gente romanista, meglio ringraziarli per il sostegno incessante. Meglio soprattutto censurare pubblicamente il comportamento del club con De Rossi e difendere agli occhi del mondo quello che definisce «un allenatore in campo». Parole al miele per il centrocampista: «Lui ragiona da leader per il bene della squadra e questi leader sono quelli che vogliono gli allenatori». Schierato apertamente con il suo capitano, senza se e senza ma. C’è stato poco tatto del club, non si nasconde Ranieri: «In ogni società di calcio ci sono ricambi,  solo che magari a Daniele andava detto in un’altra maniera». Un concetto che  ribadisce per evidenziare la de-romanizzazione della proprietà americana: «Per una figura così importante,  per il capitano, una considerazione più attenta avrebbe consigliato un altro comportamento». Tirato in ballo su cosa avrebbe fatto lui se gli fosse stato chiesto, lapidario Ranieri: «Io faccio l’allenatore e se mi fosse stato chiesto avrei risposto: “Lo voglio”. Perché so che uomo e che giocatore è». Ce n’è abbastanza per sancire  una divaricazione totale con la dirigenza e non basta la difesa d’ufficio del presidente Pallotta: «Nella mia carriera ho trovato pochi presidente vicini. Il vecchio presidente del Leicester l’ho visto più adesso che prima,  l’importante è che la squadra vada bene».

Fa l’uomo di campo Ranieri («penso alla squadra e a farla rendere al meglio»); non sa che pesci pigliare quando gli si chiede di rassicurare la gente. «Non sapendo i programmi mi è difficile risponder. Credo che un fatto importante sia la costruzione dello stadio per poi cominciare a programmare una Roma grande». Non entra in ballo sul peso attuale di Totti, ricorda solo di essere stato chiamato dal simbolo della Roma ma resta perplesso su quanto sia felice l’ottavo re di Roma. «Non so quanto all’interno di questa crescita sia felice o soddisfatto, chiedete a lui non a me». Il tema De Rossi non può essere accantonato in fretta: «In questi giorni l’ho visto bello  motivato ma di sicuro squassato, non dormirà la notte, ma è normale. Chi ha dato tutto, giocando anche non al 100% lo fa per attaccamento a maglia, tifosi e squadra». Ha un consiglio per lui? «Credo voglia continuare a giocare, lo ha detto ed è giusto così, ha già la mentalità di allenatore perché ha un padre che è allenatore. É un leader positivo che pensa al bene comune».

L’equilibrismo fa capolino sul finale. Con un appello i tifosi: «Mi auguro che l’ultima partita all’Olimpico sia una festa per Daniele, il tempo delle contestazioni ci sarà, ma dimostrate amore a Daniele. È la cosa più importante». Un auspicio. Chissà quanto raccolto dai tifosi dopo le inevitabili contestazioni di una piazza ragionevolmente depressa.

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