Il suk delle toghe a Roma: un’indagine per corruzione funesta la corsa alla procura

29 Mag 2019 10:39 - di Redazione

Sul dietro le quinte degli schieramenti contrapposti che si fronteggiano per la conquista della nomina del procuratore di Roma incombe un’ombra: una nube grigia e carica di tensione che potrebbe condizionare – e non poco – le decisione in via di sviluppo a Palazzo dei Marescialli. Ed è l’inchiesta annunciata all’organo di autogoverno dei giudici dalla Procura di Perugia, incentrata sull’ipotesi di corruzione che vede al centro die sospetti che animano l’indagine il pm Luca Palamara, esponente di Unicost e consigliere uscente del Csm. Il fascicolo d’indagine aperto oltre un anno fa a Perugia risponde a atti partiti dalla capitale dai quali risulterebbe che il pm sotto inchiesta, allora consigliere del Csm, abbia continuato ad avere rapporti con un imprenditore indagato.

L’indagine per corruzione su una toga funesta la corsa alla procura di Roma

Dunque, proprio così: Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione magistrati e componente del Csm fino allo scorso anno che, va detto, non è in lizza per il posto di procuratore, ma per quello di aggiunto – dal momento che il Consiglio dovrà eleggerne due – ma il suo nome è inserito nel sudoku degli incarichi da assegnare, tutti intrecciati tra loro. Per non parlare del fatto che, come riporta tra gli altri in queste ore il Corriere della sera, «Palamara, esponente di punta della corrente centrista Unità per la costituzione, è uno dei protagonisti di trattative e cordate che si stanno delineando al Csm, ma anche nei palazzi della politica». Insomma, quella del pm al centro dell’inchiesta perugina è una figura ben incardinata ma proprio la posizione di Palamara a Perugia potrebbe far saltare il risiko delle nomine a incastro: già, perché in una situazione in cui le dispute e gli aperti contrasti sull’attribuzione e gestione delle inchieste in procura hanno reso il clima a dir poco incandescente, la nomina di Palamara a procuratore aggiunto di Roma, in calendario dopo la scelta del capo dei pm, rientrerebbe nei termini di un “accordo”, come scrive per esempio Il Messaggero sul suo sito, «stretto fuori da Palazzo dei Marescialli tra Unicost, la corrente moderata della quale Palamara fa parte, e Magistratura indipendente, la corrente di destra. Come se il quadro non fosse già abbastanza affollato di problematiche, a Palazzo dei Marescialli sarebbe arrivato un esposto firmato dal sostituto Stefano Fava, su Pignatone e un aggiunto.

In cerca di un accordo trasversale: un incarico a una toga indagata creerebbe imbarazzo

Intanto, in una guerra tra correnti senza esclusione di colpi, la prossima settimana si dovrà decidere sulla nomina a successore di Pignatone: un ruolo per cui competerebbero  – in virtù della discontinuità rispetto alla gestione precedente – il procuratore generale Marcello Viola, candidato da Magistratura indipendente. Discontinuità, sembra essere allora anche la parola chiave che sarebbe alla base della motivazione di Magistratura indipendente di non appoggiare la candidatura di un altro suo esponente: il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, osteggiato dalla sua stessa corrente ma caldeggiato da Area proprio per stesse ragioni per cui i suoi ex colleghi di correnti lo avversano. Insomma, come riassume chiaramente il Messaggero in un ampio ed esaustivo servizio dedicato alla controversa e complicata vicenda della corsa alla procura di Roma, «i primi non lo voteranno proprio per la sua contiguità con Pignatone, i secondi, le toghe di sinistra, sperano nel candidato di destra proprio per l’affinità professionale con il procuratore uscente». Un puzzle complicato insomma, in cui i pezzi rischiano di non incastrarsi a dovere: se da un lato, infatti, in commissione Lo Voi ha avuto un solo voto, e lo stesso Giuseppe Creazzo, terzo competitor procuratore di Firenze e candidato sostenuto da Unicost. Indiscrezioni e rumors indicherebbero però la corrente di centro disposta a fare un passo indietro optando per Viola. L’unica certezza, in questa guerra tra correnti e procure, è che l’accordo prevede la nomina di due aggiunti: Palamara, appunto, e Giancarlo Cirielli. e che l’attribuzione di un incarico direttivo a una toga indagata scatenerebbe un imbarazzo trasversale tra tutti gli schieramenti in campo.

 

 

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