Foibe, il Comune espone la bandiera dei partigiani titini. Menia: «Una vergogna»
La bandiera dei partigiani sloveni sulla facciata del Municipio, nel giorno in cui ricorreva l’anniversario dell’ingresso delle truppe di Tito a Trieste. Così il Comune di San Dorligo della Valle, guidato da una giunta di centrosinistra, ha ritenuto di festeggiare il primo maggio. A denunciare la vicenda è stata CasaPound Trieste, sottolineando che «siamo nel 2019 e dobbiamo assistere ancora a questo schifo».
La denuncia di CasaPound: «Uno schifo»
«1 Maggio 2019. Comune di San Dorligo della Valle – ITALIA. Nella giornata in cui ricorre il 74esimo anniversario dell’entrata a Trieste delle truppe di Tito, l’amministrazione comunale espone la bandiera dei partigiani sloveni di Jugoslavia. Il sindaco è sostenuto dal centrosinistra, Partito democratico compreso. Siamo nel 2019 e dobbiamo assistere ancora a questo schifo. La misura è colma», si legge sulla pagina facebook di CasaPound Trieste, che ha postato una foto in cui si vede sventolare sulla facciata del Municipio la bandiera jugoslava con la stella rossa, usata dai partigiani sloveni durante la seconda guerra mondiale.
Il sindaco parla di «simbolo di libertà»
Secondo il sindaco, Sandy Clun, quella bandiera associata a violenze e foibe sarebbe invece «un simbolo di libertà per tutta la cittadinanza. Nel dopoguerra è stata esposta per anni e tutti, anche gli italiani, si sentivano da essa rappresentata». Il primo cittadino, però, se da un lato ha rivendicato il presunto valore del drappo, dall’altro ha scaricato la responsabilità del gesto sugli impiegati: «Sono i dipendenti che si occupano di queste cose. Il sindaco non ha la delega su tutto», ha detto Clun, salvo poi spiegare che «questo simbolo negli ultimi anni non era stato esposto, ma per decenni dopo la guerra era stato usato come vessillo per ricordare le oltre 300 vittime del nazifascismo». A dare manforte al sindaco ci ha pensato poi Alessandra Kersevan, autrice del sito diecifebbraio.info, noto per le tesi revisioniste sulle foibe, secondo la quale «quelli di CasaPound dovrebbero studiare la storia e capire che questa bandiera è per il territorio simbolo di liberazione».
L’indignazione degli esuli
A indignarsi per quella bandiera, però, non è stata solo CasaPound. Di scelta «inaccettabile», «mancanza di rispetto verso un intero popolo» e «oltraggio ai morti» delle foibe hanno parlato le associazioni di esuli e il “padre” della legge sul “Giorno del Ricordo”, Roberto Menia. «Con quelle bandiere hanno massacrato migliaia di innocenti. Non si vuole riconoscere la nostra storia e questo è una mancanza di rispetto verso un’intera popolazione», ha detto Donatella Schurzel, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, mentre Renzo de Vidovich, presidente della fondazione Rustia Traine, «quanto successo a San Darligo è inaccettabile perché storicamente sbagliato» e va imputato al «cambiamento della politica del Pd». «Il nuovo Pd di Zingaretti, per bocca dei suoi rappresentanti locali, dice che non c’è stata alcuna pulizia etnica nei territori della Venezia Giulia e della Dalmazia», ha spiegato de Vidovich, raccontando che «ieri qualcuno ha addirittura portato la titovica, il berretto portato dagli infoibatori». Di «una vergogna» ha poi parlato Roberto Menia, sottolineando che «la deformazione ideologica della sinistra ha distorto la realtà storica». «Il tempo per qualcuno si è fermato e questo lo si può notare ogni 25 aprile o 1 maggio quando in tutti i Comuni con minoranza slovena vengono esposte bandiere titine e fanno vestire i bambini da partigiani jugoslavi. Un vero oltraggio ai morti e all’italianità».
Questa è la mail che ho appena inviato al Sig. Sindaco di San Dorligo della Valle
Buongiorno Sig. Sandy Klun,
desideravo congratularmi con Lei per l’ottima scelta di esporre la bandiera dei partigiani criminali titini in occasione del 1° maggio.
Ha forse il terrore di essere invaso dagli Sloveni ?
Cordialmente
Massimo Trimarco