Corruzione, Di Maio come Greta: fa il catastrofista, ma l’Onu promuove l’Italia
Maledetta propaganda: in teoria servirebbe a far apparire attraente anche quel che non lo è. Nella pratica, però, se non accompagnata da esperienza e prudenza, rischio di esporre chi la fa a penose figuracce. L’ultima è targata Di Maio, e nemmeno la campagna elettorale in corso può giustificarlo: succede che il capo politico del M5S va a Cosenza, sale sul placo, arringa la folla e preso dalla foga si fa scappare che «la corruzione è la vera grande emergenza del Paese». Tutto normale, direte voi. Sono anni che i Cinquestelle hanno ereditato dalla sinistra questo vezzo tutto italico di alimentare quel che poi essi stessi denunciano citando statistiche, classifiche e rapporti internazionale. Semmai poi si scopre che non è proprio così e che spesso quel che soffoca i cittadini è la corruzione «percepita». Un po’ come quando l’umidità regala al caldo qualche grado in più rendendolo insopportabile. Ma torniamo a Di Maio: a Cosenza con la corruzione è sembrato un po’ Greta con il clima. E se l’allarme della ragazzina svedese sul surriscaldamento del pianeta è stato seguito dal maggio più freddo della storia con nevicate anche a bassa quota e pioggia sparse, la denuncia di Di Maio è caduta proprio mentre l’Onu promuoveva come non mai l’Italia nella lotta alla corruzione facendole scalare ben 16 posizioni in classifica, con legittima soddisfazione dell’Autorità presieduta da Raffaele Cantone. Ma tant’è: l’incapacità di cambiare registro in uno con l’allergia a calarsi davvero nei panni scomodi di chi governa, vale a dire di chi fa politica e decide con l’obbligo del risultato, condanna Di Maio a restare, seppur in grisaglia e cravatta, un grillino. Uno, cioè, che preferisce continuare a spargere letame persino quando potrebbe girare a proprio favore un risultato positivo. Uno svarione da cui si è invece ben guardato il ministro Bonafede. «E – avrebbe concluso Totò – ho detto tutto».