Venezuela nel baratro, senza luce, gas e medicine: Maduro è al capolinea

1 Apr 2019 14:02 - di Redazione

Il Venezuela è nel baratro, la popolazione sta vivendo in un incubo, senza luce, gas, medicinali, generi di priamaria necessità. Maduro, fuori dalla realtà,  continua a mentire e a dare la colpa di questo disastro a sabotaggi esterni e non alla sua incapacità gestionale che ha portato il Venezuela al collasso, riporta l’agezia Agenparl.eu., che non esita ad affermare che Maduro ha ormai le ore contate.

«Stiamo affrontando mostri»

Ha ordinato «di avviare le attività lavorative dell’amministrazione pubblica e privata, in un orario speciale fino alle 2:00pm, allo scopo di contribuire al processo di stabilizzazione del sistema elettrico nazionale», scrive in un post lo stesso Maduro che ha accusato del disastro il piano dell’opposizione  che vuole generare violenza e caos», dice il presidente venezuelano che poi in televisione ha annunciato un piano di razionalizzazione dell’energia elettrica per 30 giorni in modo tale da risolvere le interruzione di corrente che hanno anche influenzato l’approvvigionamento idrico e  le comunicazioni. «Stiamo affrontando ‘mostri’ – ha detto Maduro – che vogliono distruggere il Venezuela portando violenza».

Arrivano le medicine dalla Cina

Nei giorni scorsi – si legge in una nota ufficiale del Governo del Venezuela – nell’ambito della cooperazione tra la Cina e il Venezuela, è arrivato nel paese venerdì il primo dei tre voli che porterà farmaci essenziali per le persone così come forniture mediche. Il ministro per la Salute, Carlos Alvarado, insieme al ministro dell’ Economia, Tarek El Aissami, hanno stimato a 65 tonnellate di rifornimenti, tra forniture chirurgiche e farmaci per il diabete, arrivati dalla Cina. Questo carico, che è arrivato all’Aeroporto Internazionale, Simón Bolívar – ha proseguito la nota – sarà distribuito a livello nazionale per continuare a rafforzare il Sistema Sanitario Nazionale del Venezuela.  Aissami ha detto che un ponte aereo sarà attivato in modo che tutte le medicine raggiungano i porti e gli aeroporti del paese.

«Non ci sarà imperialismo o potere che impedisca al nostro popolo di ottenere le sue medicine, il loro cibo e tutto il necessario», ha detto. «Arrivano gli antibiotici per l’intera rete di ambulatori, i medicinali per i diabetici e le attrezzature mediche chirurgiche, e da oggi riceveremo permanentemente forniture mediche per tutti i venezuelani», ha affermato. Insomma, è la solita  politica di Maduro del «ci sarà o verrà fatto» mentre il Paese da anni è allo stremo. Giovedì scorso l’Unione europea ha condannato la recente decisione illegale del Controllore generale del Venezuela di squalificare il presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidó, da 15 anni in carica. Una decisione senza riguardo per il giusto processo, un’altra dimostrazione della natura deltutto arbitraria delle procedure giudiziarie nel Paese.

Operazione libertà

L’Unione europea sostiene pienamente l’Assemblea nazionale e chiede il rispetto delle prerogative e dell’immunità costituzionalmente obbligatorie di tutti i suoi membri, incluso il suo Presidente. La popolazione del Venezuela è allo stremo delle forze e  attende la sua ‘primavera’: la strada è ormai segnata e l’unico in grado di far uscire il Venezuela da questo pantano causato dalla dittatura di Maduro è proprio Juan Guaido. I tempi ormai sono maturi per staccategli  la spina.«Nicolás Maduro sa che ha perso», ha detto Guaidò, parlando in una manifestazione nel quartiere di Los Teques . Sembra tutto pronto per l’Operazione Libertà – il  6 aprile si realizzerà una simulazione –  il cui obiettivo è una mobilitazione in tutto il paese con una marcia che potrebbe giungere fino al Palazzo di Miraflores, sede del potere esecutivo e residenza di Maduro. Rivolgendosi ai suoi sostenitori, Guaidó ha ripetuto che «bisogna accelerare il processo, perché non sopportiamo più quello che succede». Il 6 aprile, ha poi assicurato, «uniremo la Forza armata e i dipendenti pubblici affinché non si sottopongano più al regime ma alla democrazia».

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