Trasporti in Toscana, FdI difende le aziende italiane: no al controllo da parte della Francia
Quello che sta succedendo in Toscana, relativamente alla gara per il trasporto pubblico locale è quanto mai paradossale se non grottesco. Ed è anche lo specchio di quel malgoverno del Pd che ha imperversato e imperversa tuttora all’interno degli Enti locali.
Ormai sono dieci anni che questa gara è al centro dell’attenzione e delle polemiche, e mi spiace che il muro del controllo ‘militare’ dell’informazione non abbia mai consentito un confronto libero e aperto. Di tutta questa vicenda i cittadini sanno ben poco, e mi chiedo cosa sarebbe accaduto qualora fosse stato protagonista un presidente di centrodestra?
Il destino dei trasporti in Toscana è appeso ad una gara di appalto che riguarda l’aggiudicazione di tutta la gestione del trasporto pubblico per i prossimi 11 anni e per un importo superiore ai 4 miliardi di euro. Insomma, una grossa operazione economica e finanziaria con enormi impatti sui cittadini e sugli utenti.
Ancora non si è giunti alla aggiudicazione, perché troppe ombre si sono allungate sulle procedure. A partire dall’enormità del lotto unico regionale che impedisce una libera concorrenza, peraltro, sancita dalla legislazione italiana seppur successiva alla data del bando. Una situazione che rende questa gara un qualcosa di unico nel suo genere.
A parte questi elementi, che già da soli dovrebbero giustificare il blocco dell’intera operazione, alla gara si sono presentati oltre che il consorzio di tutte le aziende del trasporto pubblico toscano anche una azienda, di fatto, controllata dallo Stato e dal governo francese, in contrasto con la normativa europea e nazionale che vieta alle aziende di stato di partecipare a gare pubbliche.
Da qui una serie di ricorsi che hanno portato, di fatto, a non aggiudicare ancora la gara, in attesa del definitivo pronunciamento del Consiglio di Stato. Nel frattempo non deve sorprendere il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, che ha risposto soltanto ad una parte e non a tutti i quesiti posti, a favore della regione Toscana. E’ l’effetto di un orientamento filo-francotedesco che ormai pervade le istituzioni europee. E in questo contesto gli interessi italiani non sono prioritari. Ma quello che più stupisce e ci preoccupa è l’atteggiamento della Regione Toscana che vuole aggiudicare la gara senza attendere il pronunciamento del Consiglio di Stato.
Francamente questa fretta risulta incomprensibile, anche in considerazione del fatto che il via libera della Regione ad una tale operazione porterebbe alla cancellazione di tutte le aziende del TPL regionale. Aziende che negli ultimi anni, proprio grazie alle loro capacità manageriali, sono riuscite a sanare i loro bilanci. Realtà sia sotto il profilo economico e umano di grandissima rilevanza.
Quindi, perché cancellare l’esperienza, la professionalità e la conoscenza del territorio di queste aziende? Per favorire un’azienda controllata da uno Stato straniero, che avrà come unico scopo quello di drenare risorse e non certo migliorare il servizio per i cittadini toscani? Sarebbe davvero assurdo, anche se non sarebbe la prima volta. Basti pensare a quello che è successo per la tranvia di Firenze, costruita con risorse nazionali e poi data in gestione ad aziende straniere. Un esempio, assurdo, di nazionalizzazione dei costi e liberalizzazione degli utili, ma a favore di interessi extranazionali.
E’ chiaro che qui in discussione non è tanto l’aspetto burocratico, quanto quello della difesa dell’interesse nazionale, che passa anche attraverso la tutela delle nostre aziende. E nel caso specifico di un asset strategico come quello dei trasporti non può finire sotto il pieno controllo di uno Stato straniero, soprattutto se poi questo è la Francia che nei dossier dei nostri stessi Servizi di sicurezza è indicata come intenta in attività predatorie nei confronti del tessuto imprenditoriale italiano.
A chi risponderà la nuova dirigenza? Quali saranno le priorità? E quali politiche metterà in campo il management? Abbiamo già dimenticato quanto sta accadendo con Parmalat, finita nelle mani dei francesi di Lactalis, e che non è più quotata in Borsa e rischia di sparire dall’Italia con sedi soltanto all’estero? Ecco, non vogliamo che le aziende toscane subiscano la stessa sorte.
Fratelli d’Italia si batterà sempre e comunque per gli interessi nazionali e contro il percorso che è stato intrapreso in maniera frettolosa, e perciò sospetto, dal governatore Rossi e dala sua giunta, ormai alla fine della sua vita istituzionale e, forse, non più rappresentativa del popolo toscano.
*senatore FdI