Torre Maura, i residenti ai giornalisti: «Basta, sapete solo chiamarci razzisti»
A Torre Maura, teatro di una incandescente protesta popolare per il trasferimento senza preavviso di 77 rom in una vecchia clinica di via Codirossoni, prosegue l’agitazione dei cittadini del quartiere alla periferia est di Roma, ormai sul piede di guerra contro la sindaca Virginia Raggi che con questa ultima mossa ha innescato una vera bomba sociale in una zona off limits della città dove l’esasperazione per il degrado e l’abbandono è alle stelle.
Torre Maura, l’esasperazione dei residenti
L’annuncio del trasferimento dei rom in un nuovo centro di accoglienza non placa gli animi esasperati e impauriti dei residenti che oltre al danno devono subire la beffa dell’accusa di razzismo, secondo la vulgata alimentata dalla stampa e dall’amministrazione capitolina, che ha accusato il presidio di CasaPound di strumentalizzare e aizzare la protesta popolare. Come in altre occasione la destra è il comodo capro espiatorio della politica dissennata del Campidoglio che ignora le condizioni invivibili dei residenti delle periferie. Il day after le barricate comincia con momenti di tensione tra giornalisti e residenti in via Codirossoni, davanti al centro di accoglienza dove da martedì sono stati portati oltre 70 rom. Un gruppo di cittadini, ancora in strada nonostante la pioggia, ha urlato contro i giornalisti colpevoli di aver mistificato la realtà. «Ci chiamate razzisti – protestano – non comprendete le nostre paure. Avessimo avuto l’odio di cui ci avete accusato, non avremmo avuto buoni rapporti con gli immigrati che da tempo vivono nella stessa struttura».
La Procura indaga per odio razziale
A pagare saranno, come sempre i cittadini, sui quali ora pesa l’ombra dell’accusa di odio razziale sulla quale la solerte magistratura ha aperto un dossier. Sarà inviata oggi in procura l’informativa della Digos di Roma sui fatti accaduti a Torre Maura martedì scorso si è scatenata la rivolta. Gli investigatori, che da ieri stanno esaminando alcuni filmati, sono al lavoro per individuare i responsabili dei danneggiamenti e delle violenze. Durante la protesta tre cassonetti sono stati usati come barricate e poi sono stati dati alle fiamme ed è stata bloccata la consegna dei pasti all’interno della struttura. Sempre martedì in tarda serata è stata bruciata un’auto in uso alla cooperativa che gestisce il centro d’accoglienza. Intanto i rom continuano ad agire indisturbati. Dieci dei quindici rom che hanno lasciato il centro di via Codirossoni, dopo le proteste e i disordini, si sono rifiutati di spostarsi e di fatto sono rimasti in strada tutta la notte.