Sorpresa, poche domande per Reddito e Quota 100. E Tria sogna il “tesoretto”
Non l’avrebbe mai pensato il povero Tria che le risorse da lui tanto cercate nelle pieghe del bilancio dello Stato gli sarebbero arrivate da reddito di cittadinanza e Quota 100 (pensione anticipata per chi ha 38 anni di contributi e 62 di età), cioè le due misure da lui giustamente ritenute più dispendiose per il pubblico erario. E poiché non è pensabile che un colpo di bacchetta magica abbia trasformate le zucche in carrozza, è facile dedurne che l’inatteso risparmio derivi da un’errata valutazione del governo.
Reddito di cittadinanza: inutilizzati 2,8 miliardi
Cominciamo dal reddito di cittadinanza, fortemente voluto dal M5S in nome «dei cinque milioni di poveri» presi idealmente in ostaggio da Di Maio ad ogni comparsata televisiva: ebbene, secondo il Corriere della Sera che ha citato stime diffuse dall’Inps, è stato accettato il 72 per cento delle domande lavorate, in pratica 680.965 su 806mila presentate. Un altro 2 per cento è stato accontentato per ulteriori verifiche e questo spinge l’Inps a fissare a quota 75 la percentuale relativa all’accoglimento delle domande. E poiché il governo aveva estratto i cinque milioni di poveri da un milione e 248mila famiglie, per giungere a tale obiettivo le domande dovrebbero salire a un milione e 665mila. Esattamente il doppio di quelle presentate.
Quota 100: le domande sono un terzo di quelle preventivate
Significa che dei 5,6 miliardi di euro appostati per il 2019 per finanziare il reddito di cittadinanza, circa la metà – 2,8 miliardi secondo il presidente dell’Inps Tridico – resteranno insperatamente a disposizione del Tesoro. Anche per Quota 100, la previsione di spesa è al ribasso. Sulle nuove pensioni anticipate è stato finora accettato l’80 per cento delle domande: 93mila su 117mila. Quest’ultimo dato rappresenta, a sua volta, un terzo delle 290mila preventivate dal governo. Insomma, almeno per il 2019 il ministro Tria potrebbe trovare sotto il cavolo un tesoretto a nove cifre. A conferma che la fortuna non solo esiste, ma addirittura più credibile delle stime di Di Maio sulla povertà e di quelle di Salvini sulla voglia degli italiani di andare anticipatamente in pensione.