Sorpresa, poche domande per Reddito e Quota 100. E Tria sogna il “tesoretto”

16 Apr 2019 15:07 - di Redazione

Non l’avrebbe mai pensato il povero Tria che le risorse da lui tanto cercate nelle pieghe del bilancio dello Stato gli sarebbero arrivate da reddito di cittadinanza e Quota 100 (pensione anticipata per chi ha 38 anni di contributi e 62 di età), cioè le due misure da lui giustamente ritenute più dispendiose per il pubblico erario. E poiché non è pensabile che un colpo di bacchetta magica abbia trasformate le zucche in carrozza, è facile dedurne che l’inatteso risparmio derivi da un’errata valutazione del governo.

Reddito di cittadinanza: inutilizzati 2,8 miliardi

Cominciamo dal reddito di cittadinanza, fortemente voluto dal M5S in nome «dei cinque milioni di poveri» presi idealmente in ostaggio da Di Maio ad ogni comparsata televisiva: ebbene, secondo il Corriere della Sera che ha citato stime diffuse dall’Inps, è stato accettato il 72 per cento delle domande lavorate, in pratica 680.965 su 806mila presentate. Un altro 2 per cento è stato accontentato per ulteriori verifiche e questo spinge l’Inps a  fissare a quota 75 la percentuale relativa all’accoglimento delle domande. E poiché il governo aveva estratto i cinque milioni di poveri da un milione e 248mila famiglie, per giungere a tale obiettivo le domande dovrebbero salire a un milione e 665mila. Esattamente il doppio di quelle presentate.

Quota 100: le domande sono un terzo di quelle preventivate

Significa che dei 5,6 miliardi di euro appostati per il 2019 per finanziare il reddito di cittadinanza, circa la metà – 2,8 miliardi secondo il presidente dell’Inps Tridico – resteranno insperatamente a disposizione del Tesoro. Anche per Quota 100, la previsione di spesa è al ribasso. Sulle nuove pensioni anticipate è stato finora accettato l’80 per cento delle domande: 93mila su 117mila. Quest’ultimo dato rappresenta, a sua volta, un terzo delle 290mila preventivate dal governo. Insomma, almeno per il 2019 il ministro Tria potrebbe trovare sotto il cavolo un tesoretto a nove cifre. A conferma che la fortuna non solo esiste, ma addirittura più credibile delle stime di Di Maio sulla povertà e di quelle di Salvini sulla voglia degli italiani di andare anticipatamente in pensione.

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