“Ma come fanno i marinai…”: la canzone di Dalla e De Gregori superata dalle nozze lesbo in Marina

2 Apr 2019 16:35 - di Ignazio La Russa

Quando nel 1979 Francesco De Gregori e Lucio Dalla cantavano “Ma come fanno i marinai a baciarsi tra di loro e a rimanere veri uomini però” certo non potevano neanche immaginare che solo pochi decenni dopo, le parole di quella loro canzone sarebbero apparse obsolete. Oggi, intanto, a differenza di allora, nelle navi ci sono anche le marinaie ma l’effetto di questa loro presenza non sembra essere stato quello che si poteva immaginare. Almeno a vedere il caso che oggi è salito all’onore delle cronache, “non solo a baciarsi” ma anche a sposarsi, (indossando rigorosamente la divisa) sono infatti due marinaie, felici di esibire la loro diversità (pardon, non si può dire. Chiedo scusa, non è politically correct ma l’ho scritto perché quando andavo a scuola io era lecito definire così una unione lesbo o gay).

E le foto del loro matrimonio, mostrano le sposine e i loro colleghi allegri e sorridenti così come si conviene ad una cerimonia nuziale. Più di qualcuno, in divisa e non, guardando queste foto in silenzio ha storto la bocca. Qualcun altro, come uno stimato generale che da poco ha lasciato il servizio attivo, ha osato lamentarsi pubblicamente sia pur con garbo e un po’ di rassegnazione. Lo ha fatto con un post su Facebook rivolto al ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Ecco un estratto delle sue parole: “Sarò oscurantista ma l’uso strumentale e provocatorio di un’uniforme che è stata indossata con onore da decine di migliaia di caduti mi offende. (…) non avevano bisogno di esibire queste mise per coronare il loro sogno d’amore. Lo potevano fare in modo più sobrio, dimostrando un po’ di pazienza per quelli che come me sono cresciuti in Forze Armate che celebrano altri valori (…)”. Come dargli torto?

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  • ROSITA SONNINO 3 Aprile 2019

    D ‘ACCORDO IN TUTTO .

  • valerie 3 Aprile 2019

    Il compito assunto e dichiarato delle femministe e degli lgbt+ in genere è quello di sovvertire e sabotare dall’interno quello che loro chiamano ‘le istituzioni patriarcali’ inserendo elementi di carnevalizzazione e di ‘dissacrazione’. E’ un compito teorizzato dai maître à penser e condiviso e portato avanti in ogni frangente dalla base attivista dei centri e delle manifestazioni. Quando l’occasione non c’è la si crea ad arte, e questa è una delle infinite varianti.