Le auto blu sono a 5 stelle e la storia del complotto non regge. Ricordate che disse Grillo?
Belle, come sono belle le auto blu nuove di zecca. Scintillanti. Blindate. Anche l’occhio vuole la sua parte. E sono destinate a Ministeri, Comuni e Asl. La notizia ha avuto l’effetto di una bomba scoppiata nella casa-fortezza dei Cinquestelle. Ed è andata in scena la solita commedia dei non so. Sì, perché nessuno ha ammesso di essere a conoscenza del bando, piovuto dal cielo probabilmente per volere divino. Cadono tutti dalle nuvole, dalle cariche più a ai ministri e ai sottosegretari. Luigi Di Maio sembrava un pugile suonato alle corde. Poi ha usato il classico metodo della propaganda grillina, ha iniziato a inveire e a mostrarsi scandalizzato: «Avvierò subito un’indagine interna ai ministeri per capire se questi bandi si stanno avviando in automatico perché il nostro obiettivo è ridurre le auto blu». Già. Sta di fatto però che lui non è uno qualunque, ma il vicepremier. Ed è paradossale che faccia il pesce in barile. Ma il M5S, si sa, è fatto così. Non a caso si riparla della manina che avrebbe agito all’insaputa di tutti per gettare fango. È la solita storia del complotto, con la sindrome dell’accerchiamento sofferta dai Cinquestelle.
Le auto blu e quella battuta di Grillo
Purtroppo per Di Maio, questa storia dei non so e delle manine che agiscono nell’ombra non funziona più. Basta farsi una passeggiata nelle strade del Palazzo, all’interno di Palazzo Chigi o a Piazza Colonna, per vedere che di auto blu ce ne sono a bizzeffe. Come ricorda Il Tempo, qualche mese fa fu proprio Beppe Grillo a notare l’eccesso di auto blu con una battuta molto forte. Nello scorso mese di ottobre, infatti, il garante dei Cinquestelle salì sul palco della convention al Circo Massimo di Roma e disse: «È un momento magico di questi ragazzi che ormai non sono più ragazzi. Sono arrivato lì, c’erano le auto blu. Ho detto “Chi sono questi?”. Mi hanno detto “Sono i nostri, stai zitto, sono i nostri…». E nessuno dei leader pentastellati replicò. Chi tace acconsente.