Incubo patrimoniale, la tensione nel governo cresce. Pranzo al veleno tra Salvini, Conte e Di Maio

10 Apr 2019 18:48 - di Antonio Marras

E’ stato il pranzo dei veleni, quelli da smaltire, dei giorni scorsi, e quelli da venire, per i prossimi infusi politici ad alto rischio che si profilano all’orizzonte, ma nelle note ufficiali lo chiamano “pranzo del disgelo” al quale ne seguiranno altri. Di chiarimento, non certo di piacere. Nella forma, le note ufficiali parlano di un governo alle prese con la “fase due” del programma, con il piede sull’acceleratore delle misure economiche per far ripartire l’economia. Nella realtà, non c’è un euro, da ieri anche nel Def è scritto, il Fmi ci minaccia e i tre contendenti, Salvini, Di Maio e Conte (con Tria custode tirchio di un tesoretto che non c’è) che vanno a caccia di risorse per attuare le promesse elettorali, si ritrovano costretta a fronteggiare la clausola di aumento dell’Iva.

Nel pranzo di oggi a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini,  si è fatto il punto su questo, sulla cosiddetta “fase due” già preannunciata dal premier a Milano che però parte con l’emergenza Iva e con il ribasso delle stime sul Pil. Non proprio un buon viatico per cambiare marcia all’azione di un governo zoppo.
Il pranzo – arrivato all’indomani di un Cdm che ha fotografato (attraverso il Def) la frenata dall’economia italiana – ha visto Conte, Di Maio e Salvini fare il punto sulle misure economiche per dare nuovo respiro alle politiche di governo ma anche per evitare nuovi castighi dalle istituzioni mondiali. E in tale direzione vanno lette, probabilmente, la dichiarazione del responsabile dell’Interno che, lasciando la sede del governo, ha detto ai cronisti che il prossimo Cdm “sarà interessante…”.
Lo o 0,2% della crescita scritto nero su bianco nel Def? “E’ allo 0,2 perché siamo prudenti; meglio correre dopo ed essere prudenti prima” ha detto Salvini ostentando ottimismo e rispondendo a chi gli chiede come mai nel Def non figuri la flat tax ha aggiunto: “Ci stiamo lavorando: le cifre le mettiamo alla fine del lavoro. Stiamo lavorando, nelle prossime settimane arriveremo al dunque”.
Ma è chiaro che non c’è un euro per la riforma fiscale, qualunque essa sia. Salvini, però, parla come se tutto scorresse liscio. Nel pranzo a Palazzo Chigi “abbiamo parlato di come ridurre tasse e burocrazia. Molto positivamente. Sbloccare cantieri, aumentare le esportazioni, aiutare le imprese, meno tasse e meno burocrazia: è il lavoro che ci impegnerà nelle prossime settimane” dice il ministro dell’Interno. E a chi gli domanda se il vertice è stato distensivo, “assolutamente”, risponde sicuro Salvini.
Fa fede la sua dichiarazioni, interpretabile come si crede. “Nel prossimo Cdm ci saranno cose interessanti”. La resa dei conti, anche con Tria, è vicinissima. E si preannuncia, in effetti, molto interessante.

A fine serata il premier è costretto a smentire voci sulla patrimoniale o su una tassa sulla prima casa. Ma l’incubo di una misura salva-conti e sfascia-urne resta dietro l’angolo. “Siamo molto determinati ad evitare l’aumento dell’Iva e non prevediamo patrimoniali. Ci stiamo lavorando dall’inizio dell’anno”, sottolinea il presidente del Consiglio a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles. “Le privatizzazioni – aggiunge – sono un programma che sta andando avanti. Alcune delle misure del decreto crescita sono volte proprio a favorire sia le cartolarizzazioni, cioè la valorizzazione del patrimonio  immobiliare, sia una cessione a valori di realizzo maggiore”. E gli altri due? Salvini se la prende con i banchieri, Di Maio con il ddl Pillon, ognuno a coltivare il proprio orticello in vista del voto del 26 maggio.

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