Improvvisa scomparsa di Carlo Giannotta, custode della memoria di Acca Larenzia

18 Apr 2019 20:18 - di Antonio Pannullo

Ieri sera se ne è andato improvvisamente Carlo Giannotta, protagonista dell’attivismo romano negli anni Settanta, gli anni difficili. Giannotta (classe 1953), come il padre prima di lui, era un coraggioso militante del Movimento Sociale italiano a Roma, e per la precisione di Roma Sud, dove si era davvero tutti i giorni in trincea. Frequentava soprattutto la sezione del Msi di Tor Pignattara, dove le violenze rosse erano all’ordine del giorno, e dove una volta gli estremisti di sinistra tentarono persino di chiudere la sezione fisicamente, ossia facendoci colare sopra del cemento. Ma non riuscirono a far tacere i missini. Così andavano le cose a quei tempi. L’ultima volta che ho visto Carletto, come lo chiamavano tutti, fu al funerale di Valter Benvenuti, Valterino. Al termine di intrattenemmo a chiacchierare in compagnia di Bruno Di Luia e Sergio Mariani, autentiche leggende dell’attivismo missino. Carletto rievocò i bei tempi della militanza dura ma leale, che dava la cifra di una persona. Con Sergio, poi, “Folgorino”, Carlo aveva condiviso gli anni di Tor Pignattara e le battaglie sociali e politiche dell’epoca. Carlo era molto legato al senatore Michele Marchio e a Domenico Gramazio, e un periodo lavorò al Secolo d’Italia, nella storica redazione di via Milano, prima di entrare all’Ama, dove rimase molti anni. Giannotta era anche amico con quel gruppo umano irripetibile che era la cosiddetta palestra di Angelino Rossi e Gianfranco Rosci, un luogo di aggregazione sociale nel quartiere Prenestino, in via Rivera, dove i giovani della periferia condividevano sport, passione politica e impegno sociale.

Quando questa stagione di passione finì, o si esaurì, Carlo non abbandonò il suo ideale, e divenne reggente della sezione di via Acca Larenzia, dove era avvenuta la strage che tutti ricordiamo, dedicandosi a custodire una memoria che per tutti noi è sacra. Lui si dedicò tutti questi anni a questa missione, e per lui il 7 gennaio era una data simbolica, sacra, e si deve anche a lui se ancor oggi quella memoria si conserva fortissima nella coscienza e nei cuori di molti giovani di allora che non hanno mai dimenticato. Ora se ne è andato, ma la camera ardente sarà allestita proprio nei locali di via Acca Larenzia dove lui ha trascorso tutta la sua vita e dove avrebbe voluto essere. “Carlo nel momento del bisogno era sempre presente, non faceva mancare mai il suo appoggio”, ha detto Sergio Mariani ricordandolo, “era un ottimo attivista”. Alla famiglia vadano le condoglianze della redazione e della direzione del Secolo d’Italia e di tutta la comunità. Domani alle 15 si terranno le esequie nella chiesa di San Bonaventura in via Marcio Rutilio vicino a via dei Romanisti.

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