Debito pubblico, l’Ue torna a indagare sui conti dell’Italia: nel mirino il 2018
Non solo il Fondo monetario internazionale. Anche la Commissione Ue è in allerta per il livello del debito italiano. Solo che i riflettori ora sono accesi sugli anni 2017 e 2018. Ovvero sul nodo di conti e promesse già arrivati al pettine e che potrebbero innescare la temuta procedura d’infrazione. Un procedimento disciplinare che il governo Gentiloni prima e quello giallo-verde poi finora sono riusciti a scansare, ma che gli osservatori ritengono sempre più probabile, dando anche una tempistica: a giugno, all’indomani del voto europeo.
L’Istat rivela che i conti sul debito non tornano
A rivelare che i conti italiani sono tornati di prepotenza sotto la lente di Bruxelles è stato il Corriere della sera, partendo dall’aggiornamento Istat sul prodotto interno lordo e sull’indebitamento delle amministrazioni pubbliche per gli anni, appunto, 2017-18. In quella nota si registra che il deficit pubblico nel 2018 è arrivato al 2,1% del Pil, lo 0,2% in più rispetto a quanto indicato di recente e lo 0,5% in più rispetto a ciò che il governo Gentiloni aveva messo nero su bianco nel suo ultimo Def. Proprio grazie alle rassicurazioni sull’andamento dell’economia, che ora si dimostrano fallaci, il governo Pd riuscì a evitare la scure della procedura d’infrazione. Una strettoia superata a sento anche dall’attuale governo, lo scorso novembre.
Verso la procedura per deficit eccessivo
Ma, nota il Corsera, «le regole europee di bilancio hanno natura di legge e non solo politica: si possono interpretare, ma non ignorare». E, dunque, prima o poi portano alla presentazione del conto. Che, secondo quanto riferito dal quotidiano di via Solferino, dovrebbe arrivare «subito dopo il voto europeo del 26 maggio», quando «la Commissione Ue dovrà stilare un cosiddetto “rapporto 126(3)”, che rappresenta il primo passo di una procedura per deficit eccessivo, in questo caso basato sul debito».