CasaPound, Di Stefano: «La talpa in Campidoglio è una montatura. Ecco perché»

24 Apr 2019 14:26 - di Angelica Orlandi

«CasaPound non ha ricevuto alcun finanziamento da Putin, non ha legami con i ‘boss’ dell’ormai ex Front National in Francia, non ha costruito un impero economico sui piatti di carbonara e non ha nemmeno una “talpa” in Campidoglio che le passa info riservate sulle assegnazioni delle case popolari. Purtroppo, aggiungerei». Comincia così un lungo intervento sul “Primato nazionale” in cui il responsabile romano di CasaPound, Davide Di Stefano, svela l’ultima bufala in ordine temporale, ossia «la maestra d’asilo che in realtà sarebbe uno 007 della tartaruga frecciata in Campidoglio». Una bufala diventata certezza sui quotidiani e i siti che contano, che oggi hanno fatto trasalire la maestra d’asilo, trovatasi nel frullatore mediatico.

Di Stefano: «Tutta una montatura»

«La domanda è – sottolinea tra l’altro Di Stefano – perché uno dei 25 mila dipendenti comunali di Roma, una maestra d’asilo di una scuola periferica, dovrebbe essere in possesso di informazioni riservate? Per il semplice motivo di lavorare sotto l’egida della Lupa Capitolina? Senza contare l’impenetrabilità di determinate informazioni in Campidoglio, dove le graduatorie per le case popolari restano segrete», dice, spiegando come Luca Marsella, consigliere di CasaPound al X Municipio di Roma, è dal luglio scorso che chiede – senza successo – un accesso agli atti che gli viene negato. «Se CasaPound avesse veramente una talpa in Campidoglio, probabilmente la utilizzerebbe per inchiodare la Raggi sulle graduatorie agevolate previste dal piano rom, non certo per rincorrere qualcuno nei quartieri».

Di Stefano: «La fuga di notizie non c’è»

Poi, Di Stefano passa a parlare dei due casi in questione raccontati malamente dai media, evidenziando come CasaPound sia arrivata sul posto solo in un secondo momento: «Le tempistiche delle rivolte nei quartieri provano il contrario, la fuga di notizie non c’è – scrive Di Stefano – E se mai ci fosse, il nesso tra una maestra d’asilo di periferia e le informazioni riservate di un ufficio comunale che si occupa di tutt’altro quale sarebbe? E così una donna, maestra d’asilo dal curriculum inappuntabile, si trova al centro di un caso mediatico basato sul nulla. Un attacco strumentale per continuare a fare pressioni su CasaPound e incalzare Salvini”», conclude Di Stefano.

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