Vuoi un lavoro e una casa? Fai il concorso per immigrati. L’ironia di Enio Drovandi (video)
Un concorso per diventare immigrato e risolvere così il problema della mancanza di un lavoro e di una casa. L’idea, geniale e risolutiva, è dell’attore toscano Enio Drovandi, che ha girato un brillante cortometraggio affrontando con un sorriso il dramma che vivono tante famiglie oggi in Italia.
Una manciata di minuti per dare, ironicamente, una speranza in più a chi non riesce a trovare un’occupazione. A chi preferisce passare il suo tempo sprofondato sul divano, sfogliando il giornale e aspettando che prima o poi qualcuno bussi alla sua porta per offrirgli l’agognato impiego, totem indiscusso dell’indipendenza economica. Ma è una speranza indirizzata anche a quelle persone che, pur dandosi da fare e mettendosi ogni giorno di buona lena alla ricerca di un lavoro, si imbattono in barriere insormontabili o vengono sfruttate e costrette ad accettare situazioni poco limpide pur di assicurarsi uno stipendio. Lo sappiamo. Non è un mistero.
Così, in attesa che dalle stanze del potere qualche ‘manina’ si alzi per premere finalmente il bottone per ridare la felicità ai disoccupati, ecco che Drovandi mette in scena un’idea “un po’ bislacca” della classica famiglia italiana alle prese con il lavoro che non c’è.
La mamma con le mani in pasta sul tavolo della cucina, il figlio che smanetta sul tablet e scopre un concorso pubblico quasi “impossibile” da superare, ma che propone subito allo zio, comodamente seduto in poltrona. Passa il tempo e a un certo punto bussano alla porta. E’ il postino, che consegna la lieta novella: lo zio ha vinto la selezione e si è aggiudicato lo status di “immigrato”. Una bella giacca colorata ed è pronto per il nuovo lavoro, tanto, dice lui, “mi passano tutto… e vaiiii!”.
Drovandi, originario di Pistoia, ha recitato in film cult come “Sapore di mare”, “Amici miei”, “Tu mi turbi”, “Speriamo che sia femmina” e tanti altri, avvicinandosi nel corso della sua carriera anche alla regia, con un amore particolare per il teatro. Una comicità scanzonata e contagiosa, che mette di buonumore. Ed è ciò che capita guardando questo corto sul ‘mestiere più ambito’, carrellata di “luoghi comuni e di assurdità” come spiega egli stesso, confessando poi però che “proprio nei paradossi più assoluti c’è tanta verità da sembrare tutto vero”.