Tumori, l’oncologo: un malato su 5 muore per le conseguenze della malnutrizione
Troppa confusione sulla dieta dei malati di tumore. Gli interventi nutrizionali mirati aumentano tolleranza e outcome dei trattamenti oncologici e migliorano la qualità di vita dei pazienti purché – avverte Maurizio Muscaritoli, presidente Sinuc, la Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo – la valutazione alimentare di persone che in oltre la metà dei casi ha già perso il 5 per cento del proprio peso al momento della diagnosi, «sia considerata facoltativa e lasciata alla buona volontà di qualche oncologo preparato». A giudizio dell’esperto, la «situazione è aggravata dal fatto che sul territorio sembrano esistere 20 sistemi sanitari che non garantiscono uniformità degli standard di prestazione». Il paradosso, ha detto ancora Muscaritoli, è che un paziente su cinque non sopravvive alle cure oncologiche a causa delle conseguenze della malnutrizione. La malnutrizione calorico-proteica è un processo reversibile e il suo trattamento permette al paziente di affrontare la malattia nelle migliori condizioni possibili, aumentando le probabilità di sopravvivenza. Lo screening e la valutazione dovrebbero essere eseguiti entro 4 settimane dalla diagnosi, se non addirittura alla prima visita oncologica. Contestualmente all’elaborazione del piano terapeutico e della terapia di prima linea (chirurgia, chemio o radio) andrebbe studiato il piano nutrizionale di primo livello che può prevedere la prescrizione di supplementi orali.