Tra falsi miti e leggende metropolitane, ecco come si è arrivati all’8 marzo e alla mimosa

8 Mar 2019 9:41 - di Redazione

Tutti la conoscono comunemente come “la Festa della donna”, ma in pochi sanno perché la Giornata internazionale della donna (questo il nome ufficiale della ricorrenza) si festeggi l’8 marzo di ogni anno, anche perché, intorno a questa data si affastellano da decenni miti iconografici e leggende metropolitane, accomunati da una solo, incrollabile certezza: la celebrazione è nata per ricordare sia le conquiste sociali e politiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze che il gentil sesso ha subito nel corso del tempo e della storia e subisce tuttora nel mondo. Le sue origini, tuttavia, sono lontane e risalgono ai primi anni del ‘900, quando iniziò ad essere festeggiata per la prima volta negli Stati Uniti.

Tutte le leggende metropolitane sui festeggiamenti dell’8 marzo

Come si diceva, dunque, tante le leggende circolate negli anni sull’origine della ricorrenza. Tra le più gettonate quella secondo la quale l’8 marzo si ricorda la morte di centinaia di operaie, uccise nel rogo di una fabbrica di Cottons divampato a New York nel 1908, o ancora la repressione poliziesca di una manifestazione sindacali di operaie tessili di New York. Niente di più falso, avverte in queste ore, tra gli altri, il sito dell’Adnkronos: la festa della donna nacque negli Stati Uniti come il Woman’s Day, il giorno della donna, il 3 maggio 1908, quando durante una conferenza del Partito socialista di Chicago, la socialista Corinne Brown prese la parola, causa l’assenza dell’oratore ufficiale designato, discutendo dello sfruttamento operato dai datori di lavoro nei confronti delle operaie e delle discriminazioni sessuali subite in termini salariali e di orario di lavoro.

Negli Usa l’ultima domenica di febbraio 1909 fu il giorno per il diritto di voto femminile

Quell’iniziativa non cambiò la situazione delle donne nell’immediato, ma alla fine dell’anno il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 all’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. Negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909 e verso la fine dell’anno, a New York, scioperarono ventimila camiciaie. Un segnale decisivo per la popolazione femminile. Il successivo 27 febbraio alla Carnegie Hall, tremila donne celebrarono ancora il Woman’s Day. Ma sarà solo nel 1910 che le socialiste americane, durante la Conferenza internazionale della donna a Copenaghen, proposero di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.

Negli Usa si fissò l’ultima domenica di febbraio, nei paesi d’Europa si pensò al 19 marzo

Mentre negli Usa la festa continuò a essere celebrata a fine febbraio, alcuni paesi europei come Germania, Austria e Svizzera, iniziarono a festeggiare la giornata della donna il 19 marzo. Durante gli anni della guerra, le celebrazioni furono interrotte, fin quando l’8 marzo 1917, a San Pietroburgo, le donne guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra. Manifestazioni e proteste esplosero in tutto il paese: finché l’8 marzo 1917 rimase nella storia a indicare l’inizio della Rivoluzione russa di febbraio, una data scelta anche dalle donne durante la seconda conferenza internazionale delle donne nel 1921. Infine, anche l’Italia, come già altri diversi Paesi d’Europa, riconobbe l’8 marzo come data ufficiale per i festeggiamenti tributati all’altra metà del cielo.

Ecco perché la mimosa divenne il fiore simbolo della festa della donna

Quanto alla scelta della mimosa come fiore simbolo della celebrazione, questa risale all’8 marzo 1946, quando, con la fine della guerra, l’8 marzo venne festeggiato in tutta Italia. Tre donne iscritte all’Unione donne italiane (Udi) Rita Montagnana, Teresa Noce e Teresa Mattei , proposero di usare questo fiore come simbolo in quanto la mimosa fiorisce proprio nei primi giorni di marzo.

 

 

 

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