Siria, l’Isis smentisce i trionfalismi dell’Occidente e dimostra che è tutt’altro che finito
Lo Stato islamico (Isis) ha rivendicato l’attacco in cui a Manbij, nel nord della Siria, sono morti almeno sette combattenti legati alle Forze democratiche siriane (Fds), sostenute dagli Usa. Lo riferisce la tv satellitare al-Arabiya. L’attacco dell’Isis è stato messo a segno la notte scorsa contro un checkpoint del Consiglio militare di Manbij dopo che sabato l’alleanza curdo-araba delle Fds ha annunciato la vittoria militare sull’Isis con la conquista di Baghouz, ultima roccaforte del gruppo nell’est della Siria, Lo riferisce l’agenzia di stampa Dpa. L’attacco è stato sferrato la notte scorsa contro un checkpoint del Consiglio militare di Manbij, che controlla l’area. I responsabili fanno probabilmente parte di cellule dormienti dell’Isis. L’attacco è il primo in una zona controllata dai curdi da quando sabato l’allenaza curdo-araba delle Fds ha annunciato la vittoria militare sull’Isis dopo la conquista di Baghouz, ultima roccaforte del gruppo nell’est della Siria. A gennaio un attacco suicida rivendicato dallo Stato islamico ha fatto 18 morti a Manbij, compresi quattro americani. Servan Darwish, portavoce del Consiglio militare di Manbij, ha confermato la notizia dell’attacco. “Riteniamo che dietro ci siano forze infuriate per la sconfitta dell’Isis – ha detto, citato dalla Dpa – Le nostre unità continueranno la battaglia contro queste cellule e chiunque sia dietro l’attacco”. Intanto si apprende che il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha presentato al presidente americano Donald Trump un suo piano per risolvere la crisi in Siria. Lo afferma un alto funzionario israeliano, citato dal sito Times of Israel. Il piano, che prevede l’allontanamento dell’Iran dalla Siria, è già stato presentato al presidente russo Vladimir Putin, che ha espresso interesse in proposito. Secondo la fonte, la crisi siriana potrebbe essere risolta con un approccio trilaterale che coinvolga Usa, Russia e Israele.