Russiagate, Trump si gode la rivincita. E i suoi “nemici” cominciano a provare la galera
Una campagna di fango durata tanto. Troppo. Una sorta di vendetta dopo la sconfitta subìta dalla Clinton. Donald Trump reagisce e si prende la sua rivincita: «Ci sono persone che hanno fatto cose terribili, contro il nostro paese. Hanno recato un danno enorme alla nostra nazione. Io amo questo paese, quello che hanno fatto è stato terribile. Non possiamo lasciare che questo accada ad un altro presidente. Poche persone avrebbero potuto gestire una cosa del genere». Il presidente statunitense risponde così alle domande dei cronisti dopo la conclusione dell’inchiesta sul Russiagate condotta dal procuratore speciale Robert Mueller. Non c’è stata cospirazione tra la campagna presidenziale e la Russia in vista delle elezioni 2016. L’inchiesta «è durata tanto, siamo felici che sia finita. È andata al 100% nel modo in cui sarebbe dovuta andare. Speravo potessimo andare più in fretta, molto più velocemente». Ma la vicenda non si chiude qui, qualcuno deve rispondere per la campagna di fango.
Dopo Trump esulta anche il Cremlino
Soddisfazione arriva anche da Mosca. «Le accuse mosse contro la Russia in relazione all’ingerenza nei processi elettorali statunitensi sono prive di fondamento», afferma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «È difficile trovare un gatto nero in una stanza buia, soprattutto se non ce n’è nessuno». «Il tanto atteso rapporto Mueller ha dimostrato ciò che noi, in Russia, sapevamo già da tempo: non c’è stata nessuna cospirazione tra Trump o alcun membro del suo team e il Cremlino», le parole, riportate dal Guardian, di Konstantin Kosachev, presidente del comitato del Consiglio della Federazione russa per gli Affari esteri.
Scattano le manette per l’avvocato anti-Trump
Intanto scattano manette “di peso”. Michael Avenatti, l’avvocato anti-Trump, è stato arrestato per aver tentato un’estorsione da 20 milioni di dollari ai danni della Nike. Lo afferma l’emittente Nbc facendo riferimento ad informazioni provenienti dalle autorità federali. L’arresto è stato eseguito poco dopo la pubblicazione di un tweet da parte di Avenatti. «Terremo una conferenza stampa per svelare un enorme scandalo perpetrato dalla Nike, scoperto da noi, relativo al basket high school e di college», ha scritto il legale. «Questa condotta criminale arriva ai più alti livelli di Nike e coinvolge alcuni dei più grandi nomi del college basket», ha aggiunto. Rispetto alle prime informazioni diffuse dalla Nbc, altri media – compresa Fox News – riferiscono che Avenatti non è stato arrestato a Los Angeles ma a Manhattan, New York, da agenti dell’Fbi intervenuti verso le 12.30 locali. Nel complesso quadro giudiziario, si intrecciano due diverse inchieste. L’ufficio del procuratore di Los Angeles accusa l’avvocato di essersi appropriato di fondi appartenenti ad un cliente e di aver architettato una frode ai danni una banca del Mississippi, con l’utilizzo di documentazioni fiscali false per ottenere finanziamenti complessivi da 4,1 milioni di dollari. È il procuratore di Manhattan, invece, a sostenere le accuse relative all’estorsione ai danni della Nike. L’avvocato, come ricostruisce il Washington Post, avrebbe organizzato la conferenza stampa, annunciata come esplosiva, proprio mentre i riflettori del paese sono accesi sul torneo Ncaa di basket. Avenatti, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto marcia indietro se Nike avesse versato 1,5 milioni ad un cliente ignoto e se avesse affidato all’avvocato e ad un suo collega, versando una cifra tra 15 e 25 milioni di dollari, l’incarico di condurre un’inchiesta interna relativa. Come riporta il Washington Post, in alternativa la Nike avrebbe dovuto pagare 22,5 milioni per il silenzio di Avenatti e per risolvere il contenzioso con il cliente dell’avvocato.