Roma-Pechino. Via libera del governo al memorandum tra falsi sorrisi

15 Mar 2019 12:48 - di Redazione

Esito scontato del vertice mattutino a Palazzo Chigi  sul memorandum sottoscritto con la Cina. L’incontro “chiarificatore”, chiesto dopo l’altolà di Salvini, tra Conte, i suoi vice e i ministri dell’Economia e degli Esteri avrebbe dato il via libera al contestatissimo testo gradito ai grillini e sgradito alla Lega. Nessun problema a firmare l’intesa commerciale tra Pechino e Roma, sottolinea il premier soddisfatto, «l’Italia è  l’unico Paese rispetto alle 13 nazioni dell’Ue che richiama diffusamente principi e regole europea. Sottoscrivendo il memorandum sulla via della Seta – precisa Conte – non mettiamo a repentaglio nessun asset strategico». Ma il risultato è più di facciata che sostanziale visto, che le preoccupazioni della Lega sulla cessione di sovranità popolare al gigante asiatico restano invariate

L’intesa– scandisce ancora il premier che definisce “normale dialettica” le fibrillazioni nel governo di questi giorni–  «è ovviamente un accordo quadro non vincolante, non è accordo internazionale e sarebbe stato anche un po’ eccentrico non partecipare a questo progetto infrastrutturale che richiama la Via della Seta». La sovranità italiana non è in discussione: «L’Italia è un approdo naturale, storico e si ripropone anche adesso una grande opportunità per riequilibrare la bilancia commerciale con la Cina. Vogliamo potenziare il nostro export, non ci impegniamo a nulla con questo accordo quadro, è un’intesa programmatica che poi sarà di volta in volta arricchita dalla sottoscrizione di singoli accordi che andranno valutati uno per uno». L’unico soddisgatto è Luigi Di Maio:  «Oggi vince il Made in Italy con la Belt and Road Initiative l’Italia ha deciso di essere più sovrana. Non è un’intesa politica con la Cina ma un’opportunità commerciale, gli Usa restano infatti il nostro principale alleato e la Nato la nostra casa naturale. Questo è uno scatto in avanti dell’Italia, un cambio di passo verso il futuro». Più freddo il giudizio in casa del Carroccio. «È fondamentale aiutare le aziende italiane a crescere ed esportare all’estero, per raggiungere i numeri di Francia e Germania, e per questo ringraziamo per il grande lavoro fatto Conte, Di Maio e Geraci. Ovviamente la sicurezza nazionale viene prima di tutto – ribadisce la Lega al termine del vertice – e quindi su alcuni settori strategici per noi e per gli alleati (telecomunicazioni, energia, porti e infrastrutture) stiamo facendo tutte le verifiche e le valutazioni necessarie: prima viene la sicurezza degli italiani, poi l’interesse economico». Il Carroccio aveva chiesto di cancellare tre parole dal testo: interoperabilità, energia, telecomunicazioni per scongiurare così qualsiasi ingresso di Huawei nella costruzione della rete 5G, ed evitare, come chiedono gli Usa, che Pechino possa poi intercettare gli scambi di informazioni di intelligence tra i paesi del Patto Atlantico.

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