Reddito di cittadinanza, c’è pacchia per tutti: in fila anche ex Brigatisti rossi, rom e i boss del clan Spada
Il primo giorno non c’è stato il temuto assalto agli sportelli delle Poste ma qualche sentore su chi farà la fila per richiedere il sussidio è arrivato, chiaro e forte. Tra gli italiani in difficoltà che proveranno a incassare il reddito di cittadinanza non mancheranno anche figure del tutto inattese, come ex Brigatisti rossi, immigrati senza lavoro, nomadi dalle fonti di reddito tutte da definire, visto che notoriamente non sono dei campioni di rigore fiscale, ma anche esponenti di gruppi mafiosi che non si tirano indietro se c’è da incassare soldini dallo Stato. L’effetto-pacchia sembra già percepibile, nei primi passi del provvedimento firmato da Di Maio, che ieri ha fatto registrare numeri ancora contenuti: alle Poste sono arrivate 44.125 domande , di cui 8.492 on line. Le prime tre regioni per numero di richieste sono la Campania, la Lombardia e la Sicilia rispettivamente con 5.770, 5.751, 5.328 anche se – secondo il ministero – “ancora non è quantificabile il numero delle domande pervenute ai circa 30mila Centri di assistenza fiscale”. Solo i Caf della Cisl hanno comunicato i dati precisi: hanno elaborato 3.500 domande programmando 14mila appuntamenti.
Tra coloro che si sono messi in fila per chiedere il modulo, secondo quanto riferisce il Messaggero, ci sarebbe anche la famiglia Roberto Spada (nella foto), il reggente del clan di Ostia e autore della testata nei confronti di un giornalista Rai. Secondo quanto riferisce il quotidiano romano, la famiglia Spada presenterà l’Isee al centro di assistenza fiscale di Ostia. «Almeno tre nuclei della famiglia Spada – fanno sapere dal Caf della Cisl di Ostia – hanno preso appuntamento per la compilazione dell’Isee, il documento è senz’altro prerogativa per poter chiedere poi il reddito di cittadinanza».
Non mancano, nelle cronache di questa mattina, racconti di immigrati, nomadi, ma anche l’intervista a un ex Brigatista rosso, Rosario La Paglia, ieri in fila alle poste per avere il “reddito”: «Sono stato in carcere per terrorismo, facevo parte della colonna torinese delle Brigate Rosse ma dopo che è nata la mia prima figlia ho appeso il ferro al chiodo e pagato il mio debito con la giustizia». Vota Cinque stelle?, gli è stato chiesto: «Non credo nei Cinque Stelle, l’unica stella in cui ho creduto è stata quella a cinque punte»…