Primarie Pd, il day after: dopo il plebiscito Renzi e kompagni già pronti alla guerra

4 Mar 2019 10:47 - di Ginevra Sorrentino

«Quella di Nicola Zingaretti è una vittoria bella e netta. Adesso basta col fuoco amico: gli avversari politici non sono in casa ma al Governo. Al segretario Zingaretti un grande in bocca al lupo»: a solennizzare l’affermazione del governatore del Lazio alle primarie del Pd ha provveduto – tra i primi – Matteo Renzi: e c’è già chi teme che dietro l’endorsement al neo-segretario dell’ex premier, da tempo alla porta, si possa intravedere un imminente rientro… dalla finestra. Così, tra chi esulta al “festival della democrazia” e chi inneggia al “trionfo della politica” della porta accanto, c’è anche chi, dopo tanti sfortunati “Cambio verso”, – lo slogan ufficiale della campagna di comunicazione di altre primarie Pd, – nonostante tutto, prova a dimostrarsi ancora  desideroso «di camminare su #UnAltraStrada». Ma il punto di partenza e d’arrivo sono sempre gli stessi: dalla trincea allo scontro col fuoco amico, sono tutti già pronti a ricominciare la guerra da dove è stata interrotta con la parentesi delle primarie…

Nicola Zingaretti segreatrio Pd: gli “auguri” di Renzi, convitato di pietra…

Dunque, confermati i pronostici: Nicola Zingaretti incoronato nuovo segretario del Pd con un’affermazione plebiscitaria emersa dal voto popolare delle primarie che ha bocciato il segretario ad interim Martina e la proposta di Giachetti: con un’affluenza andata oltre il milione e settecentomila votanti, il governatore del Lazio ha ottenuto circa il 70% – tra loro si contano tanti ma tanti grillini delusi – numeri al di sopra della maggioranza necessaria del 50% più uno. «Un risultato straordinario, più votanti delle ultime primarie, ha non per niente esultato Zingaretti non proprio strizzando l’occhio a Renzi. Renzi che, da parte sua, congratulazioni a parte, si è già messo a disposizione del segretario appena eletto e nel day after conferma: «Aiuterò Nicola». Il resto è la cronaca dei soliti slogan di partito da veterani di sezioni e mestieranti di palazzo, che dai canonici ringraziamenti «all’Italia che non si piega e che vuole arginare un governo illiberale e pericoloso», a un classico sempreverde sui delusi «tornati» che «stavolta non possono essere delusi», conclude con una dichiarazione d’intenti sulla sua leadership: quella che punta a «un Pd inclusivo, aperto a una nuova alleanza» di centrosinistra.

Il day after degli sconfitti: i post forzatamente “social” di Martina e Giachetti

E gli sconfitti? Superati a destra, nella corsa alle congratulazioni ufficiali dal convitato di pietra dell’agone elettorale di partito, Matteo Renzi, che tra strette di mano virtuali e raccomandazioni personali, non ha mancato di sottolineare l’insidiosità dei frondisti interni più che degli avversari esterni, ammonendo tutti con un sonoro: «adesso basta col fuoco amico». Una leadership, quella di Zingaretti, prontamente riconosciuta anche dagli altri big del partito, a iniziare dai due competitor, Roberto Giachetti, terzo con il 12%, e da Maurizio Martina, arrivato intorno al 18%. Il primo, complimenti al vincitore a parte, conferma la sua linea: #sempreAvanti!; mentre il secondo, segretario uscente, nell’augurare un «buon lavoro» al successore, si dice semplicemente «contento di avere contribuito a questa bellissima giornata» disponendosi sommessamente, «sempre più #fiancoafianco nel Pd per l’Italia».

Vip del cinema e aspiranti leader ai gazebo: i “salottieri dem” si ritrovano alle primarie

E di auguri, Zingaretti, ha proprio bisogno: a lui, infatti, chiamato all’arduo compito di coniugare i compiti di governatore e segretario Pd, toccherà soprattutto tentare l’impresa più difficile e ambiziosa: risollevare il Pd dal baratro in cui è sprofondato già in vista della difficile sfida delle Europee a partire proprio dal giorno dell’incoronazione ufficiale a segretario dem, arrivato (ironia della sorte) a un anno esatto dal tracollo del Pd alle politiche del 4 marzo scorso. Con buona pace di vip e aspiranti leader convenuti tutti alla kermesse elettorale: a partire da Paolo Gentiloni, che con Zingaretti potrebbe diventare presidente del Pd e forse anche candidato premier, passando i diversi uomini di spettacolo visti ai gazebo, che da Roberto Benigni a Paolo Virzì, da Nanni Moretti a Francesco Guccini, fino a Renzo Arbore e Stefania Sandrelli, tutti ora a guardare cosa porterà il nuovo leader. E tutti già pronti, dalle stanze del Nazareno ai set, dalla ribalta alla tv, a indossare l’elmetto in testa prima ancora che a cospargersi il capo di cenere…

 

 

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