Post anti-Natale su Fb, respinto il ricorso dell’albanese jihadista espulso (video)

5 Mar 2019 13:52 - di Redazione
L'albanese radicalizzato Shaban Caca

Aveva postato sul suo profilo Facebook alcuni post contro il Natale che, soprattutto, provavano il suo collegamento diretto con imam radicali, alcuni dei quali già coinvolti in inchieste per istigazione all’odio razziale e relative al reclutamento di giovani volontari nelle file dell’Isis e, per questo, Shaban Caca, albanese di 33 anni, in possesso di un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo rilasciato per motivi di lavoro nel 2013 era stato espulso due mesi e mezzo fa. Un provvedimento al quale l’albanese si era opposto di fronte al giudice di pace di Padova che, ora, ha rigettato il ricorso convalidando il decreto di espulsione per terrorismo nei confronti di Shaban Caca il quale non potrà tornare nello spazio Schengen per 10 anni.

Il profilo Facebook dell’albanese Shaban Caca, allievo dell’imam macedone Sadullah Bajrami, era strettamente monitorato dalla Digos di Padova le cui successive indagini avevamo riscontrato una intensa attività di propaganda a favore del jihadismo con post antioccidentali e antiebraici, comportamenti ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale e il sostegno per le stragi compiute dall’Isis in Francia.

Di qui la decisione di espellere l’albanese accompagnato alla frontiera lo scorso 20 dicembre e riportato nella sua città natale di Kavaje poiché le indagini avevano provato il collegamento diretto con imam radicali, alcuni dei quali già coinvolti in inchieste per istigazione all’odio razziale e relative al reclutamento di giovani volontari nelle file dell’Isis.

Le indagini avevano, inoltre, rilevato come l’albanese radicalizzato avesse, nel tempo, maturato forti risentimenti nei confronti degli ebrei e della cultura occidentale così come emerso nei numerosi post pubblicati su Facebook dal contenuto chiaramente antisemita e di condanna delle celebrazione delle festività cristiane, in particolare del Natale.

Il Giudice di Pace che ha respinto il ricorso dell’albanese ha sottolineato nel dispositivo della sentenza come «l’utilizzo di internet non è meno grave del contatto personale» in un ambito come quello del terrorismo internazionale di matrice islamica in cui proprio il web ha rappresentato un contesto privilegiato per la propaganda jihadista, finalizzata all’adesione a gruppi terroristici ovvero al compimento di atti violenti in Europa contro i “miscredenti”.
Su quest’ultimo aspetto le indagini della Digos avevano portato alla luce come il trentottenne albanese avesse intrapreso un’azione di indottrinamento all’islam radicale nei confronti di un giovane connazionale con cui nell’ultimo periodo aveva condiviso il proprio appartamento a Padova.

In un’intervista alla televisione albanese Rtv Klan, il barbuto Shaban Caca aveva negato con decisione di essere un radicale e un propagatore di odio religioso: «Non c’è alcuna prova rispetto a quelle accuse, nego tutto ciò che viene detto sul mio conto. Le accuse che mi sono state rivolte dalla polizia così come dai media italiani sono totalmente false».

Dopo l’espulsione dell’albanese, il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, aveva reagito duramente: «In Italia non c’è spazio per coloro che cercano di portare la guerra a casa nostra».

 

 

Commenti

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  • Maurizio Giannotti 6 Marzo 2019

    Naturalmente aveva avuto il “permesso di residenza” dal governo catto comunista di quelli che salvavano vite degli stranieri, mettendo in pericolo quelle degli Italiani!!!

  • Lisetta 6 Marzo 2019

    Non deve ritornare per sempre e non solo per 10 anni.