Pil, l’Istat: nel 2018 crescita più fiacca (+0,9). Ancora in salita il debito pubblico
Da più 1,6 a 0,9. È la certificazione da parte dell’Istat del rallentamento in dati percentuali dell’economia italiana nel 2018 rispetto all’anno precedente. Il nostro Istituto di statistica ha infatti rivisto al ribasso la stima preliminare di un aumento del Pil. Il nuovo dato è inferiore di un decimale rispetto alle stime del governo Conte di fine dicembre, che prevedevano per il 2018 una crescita dell’economia dell’1 per cento.
Istat: pesa la frenata sui consumi
Va da sé che il peggioramento del Pil non è del tutto imputabile alle scelte del governo attuale, insediatosi solo a metà dell’anno, ma è chiaro che anche l’incertezza creata dalle polemiche politiche che hanno preceduto e accompagnato la manovra economica hanno contribuito al «netto ridimensionamento» del contributo della domanda interna e in particolare dei consumi sottolineato dall’Istat: infatti, nel 2018, la spesa delle famiglie è cresciuta dello 0,6 per cento contro il +1,5 dell’anno precedente. In frenata, ma sarebbe più corretto dire in picchiata, anche l’export, cresciuto quest’anno dell’1,9 contro il +5,9 per cento del 2017. Rinculano anche gli investimenti: più 4 per cento nel 2017; più 3,4 nel 2018.
Male la disoccupazione giovanile (+0,3%)
Migliorano invece, secondo l’Istat, il rapporto deficit-pil, attestato nel 2018 al 2,1 per cento (era 2,4 del 2017, ma pesavano anche gli effetti dei salvataggi delle banche in crisi), e l‘avanzo primario italiano (ovvero il deficit al netto della spesa per interessi), che sale all’1,6 per cento del Pil. Resta invece incandescente il fronte del debito pubblico, salito nel 2018 al 132,1 del Pil contro il 131,3 dell’anno precedente. A dicembre scorso il governo aveva previsto quota 131,7. Torna a risalire, a giudizio dell’Istat, anche la disoccupazione giovanile, che torna al 33 per cento facendo registrare a gennaio un +0,3 punti su dicembre 2018. Rispetto a gennaio 2018, invece, l’aumento è di 0,4 punti nel tasso di disoccupazione nella fascia compresa fra i 15 e i 24 anni, mentre il tasso di occupazione è sceso al 17,4 per cento.