Omicidio Pamela, parla il medico legale Luisa Regimenti: «Vi spiego perché il teste dice la verità»

6 Mar 2019 14:20 - di Lara Rastellino

Luisa Regimenti, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Legali medicina contemporanea, nonché perito consulente della parte civile al processo per il massacro di Pamela Mastropietro, non ha dubbi: «La deposizione resa da subito dal supertestimone Vincenzo Marino, e confermata oggi in tribunale a Macerata nella nuova udienza del processo a Innocent Oseghale, lo conferma: Marino è attendibile. Questo pentito, già nella sua prima audizione ha detto cose che non poteva assolutamente conoscere. Cose che solo l’assassino di Pamela avrebbe potuto rivelargli. Personalmente, sono convinta che rappresenti la prova regina di questo processo: quella che ha dato al dibattimento in corso informazioni che non erano inizialmente nella disponibilità di nessuno; elementi che solo le perizie in un secondo momento hanno confermato e che dunque, rendono attendibile e inoppugnabile la deposizione del superteste».

Ce ne fa un esempio?

Marino ha sostenuto di aver saputo da Oseghale di una caduta in terra di Pamela nel corso di una colluttazione avvenuta in quelle drammatiche ore e, guarda caso, sul cadavere della vittima è stata riscontrata nell’autopsia una contusione sul capo: un dato che non poteva essere a conoscenza di nessuno, dunque tantomeno di Marino, all’epoca della sua prima deposizione.

A proposito di autopsia, qual è il punto a cui è giunto il pool di esperti di cui lei fa parte?

Dunque, al processo sull’omicidio di Pamela Mastropietro sono il medico legale consulente della parte civile; lavoro insieme a colleghi esperti del calibro del professor Carmelo Furnari (tossicologo), della dottoressa Roberta Bruzzone (criminologa) e della dottoressa Marina Baldi (genetista); insieme costituiamo il collegio della parte civile (la famiglia di Pamela), nominati tutti dallo zio della vittima, l’avvocato Marco Valerio Verni. Noi saremo ascoltati tutti il prossimo 20 marzo, subito dopo la relazione dei periti del pubblico ministero, Mariano Cingolani (medico legale) – subentrato per una seconda perizia al medico legale di turno all’epoca del delitto, il dottor Tombolini – e Rino Froldi (tossicologo). Riguardo alla perizia, le mie conclusioni combaciano con quelle del pm: ovvero, stando alle risultanza, il decesso di Pamela Mastropietro sarebbe avvenuto come diretta conseguenza di almeno due lesioni penentranti al livello dell’emitorace di destra, inferte a cuore battente mediante uno strumento da punta e taglio con la verosimile lunghezza di 10.15 cm.

Dunque, altro che overdose: Pamela è morta accoltellata?

Gli esami tossicologici hanno escluso la benché minima rilevanza dell’uso di sostanze stupefacenti rispetto al decesso. La difesa di Oseghale naturalmente contesta versione dei fatti; eppure posso dirle che da un esame specifico sul capello della vittima siamo in grado si dimostrare che comunque, pur entrata in comunità, Pamela avrebbe continuato a drogarsi…

Ma come si è arrivati a un massacro del genere?

Credo che il momento tragico di questa povera ragazza sia cominciato nel momento in cui ha minacciato Oseghale di volerlo denunciare. Lì è cominciata la follia dell’imputato nigeriano culminata in quei fendenti sul fegato. Oseghale certamente non temeva una denuncia per spaccio, ma credo che avesse qualcosa di più da nascondere, qualcosa che è ancora da appurare meglio. Altrimenti non si spiega quello che ha fatto…

E a poco è servita tutta la varechina ritrovata sulla scena del delitto…

Un diluvio di varechina che ha compromesso le tracce, per cui abbiamo avuto a disposizione solo una quantità sufficiente di sangue: Poi, manca il collo della ragazza, per cui non si può né asserire né smentire eventuali lesioni al collo. Insomma, Oseghale ha cercato di distruggere tutto: probabilmente la telefonata della compagna arrivata quando lo scempio era stato appena compiuto e quando lui non aveva ancora occultato le valige con i resti di Pamela, deve averlo mandato in tilt…

E allora perché quelle valige buttate in strada senza nasconderle…

Dopo il massacro, il problema dell’imputato era soprattutto quello di far entrare il corpo a pezzi in appena 2 valigette: è per questo che tutti i tagli che lui esegue nel corso dello smembramento del corpo, sono tagli calcolati al millimetro, come se l’assassino avesse un regolo. Quello che ci siamo ritrovati di fronte, infatti, è un cadavere ridotto in brandelli, ma con una maestria che denota un’esperienza indiscutibile. La «dissezione» compiuta sul corpo di Pamela, insomma, è stata eseguita da una mano esperta tanto che, lo stesso professor Cingolani nella sua perizia, ha riconosciuto che solo un medico legale con parecchio tempo a disposizione avrebbe potuto fare altrettanto. Poi, una volta occultato quel restava di Pamela, ad Oseghale è arrivata la telefonata della compagna: lui getta le borse in strada, pensando probabilmente di tornare a nasconderle meglio. Ma il macabro ritrovamento è arrivato prima…

Dunque?

Dunque, a questo punto, diventa davvero difficile sostenere che Pamela sia morta di overdose: ma Oseghale ha bravissimi avvocati, tra i più ambiti del foro. Ma questa è un’altra storia…

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