Lo scandalo brucia, Di Maio costretto a cacciare Marcello De Vito
Crollato il mito del partito dell’onestà, sommerso dallo tsunami giudiziario, Luigi Di Maio è costretto a cacciare a tempo di record Marcello De Vito dopo il clamoroso arresto per tangenti. Il presidente dell’assemblea capitolina viene messo alla porta. Con un lungo post su Facebook, che nasconde imbarazzo e la crisi di nervo in atto, il leader pentastellato scarica la “mela marcia” in meno di due ore applicando la sanzione più dura. Una misura scontata.
Di Maio: De Vito è fuori dal movimento
«Marcello De Vito è fuori dal movimento. Mi assumo io la responsabilità di questa decisione, come capo politico, e l’ho già comunicata ai probiviri Quanto emerge in queste ore – scrive il vicepremier grillino – oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce del Movimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto. Non è una questione di garantismo o giustizialismo, è una questione di responsabilità politica e morale: è evidente che anche solo essere arrivati a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del Movimento, è inaccettabile». Di più, De Vito viene cancellato dagli iscritti al movimento di Grillo e Casaleggio. «Non lo caccio io, ma i nostri anticorpi», aggiunge Di Maio intonando il refrain del partito “senza macchia e senza paura”, caro al movimento. «De Vito non lo caccio io, lo caccia la nostra anima, lo cacciano i nostri principi morali. Ciò che ha sempre distinto il Movimento dagli altri partiti è la reazione di fronte a casi del genere. De Vito potrà e dovrà infatti difendersi in ogni sede, nelle forme previste dalla legge, ma lo farà lontano dal Movimento 5Stelle. Ringrazio la magistratura e le forze di polizia per il lavoro che hanno svolto e che continueranno a svolgere quotidianamente». Infine si aggrappa, con scarso senso del ridicolo, allo spazzacorrotti. «Ricordo che proprio grazie a un provvedimento del MoVimento 5Stelle chi viene condannato per questi reati oggi va dritto in galera!».
E nelle file del movimento scatta la corsa al processo. Non sono da meno di Di Maio parlamentari e dirigenti pentastellati che gareggiano con toni duri e implacabili nel mettere alla gogna l’ingombrante numero due del Campidoglio accusato di tangenti nell’inchiesta sullo scandalo dello stadio giallorosso. Il vaffa della stagione d’oro del movimento ora è tutto per Marcello De Vito.