La piazza algerina non si ferma: arresti e feriti nelle proteste contro il presidente Bouteflika
Almeno 195 persone sono state arrestate ieri nel terzo venerdì di proteste in Algeria contro la decisione dell’anziano e malato Abdelaziz Bouteflika di candidarsi per un quinto mandato alla presidenza. Lo ha reso noto una nota della direzione generale della sicurezza nazionale, secondo cui 112 poliziotti sono rimasti feriti durante le manifestazioni, le più imponenti dall’inizio delle contestazioni. Le autorità segnalano di aver registrato la presenza di “infiltrati tra i manifestanti che volevano compiere atti sovversivi”. Ieri, ha riferito l’agenzia Dpa, la polizia ha usato i lacrimogeni per disperdere i manifestanti che ad Algeri hanno cercato di marciare verso il palazzo presidenziale. Il ministro della Cultura, Azzeddine Mihoubi, ha visitato il Museo delle Antichità: qui, secondo alcune notizie, avrebbero fatto irruzione alcuni “teppisti” al termine delle proteste. Fonti non ufficiali citate dalla Dpa parlano di diversi arresti. La tv di Stato algerina ha riferito di un incendio divampato all’interno dell’edificio e del furto di alcuni reperti. La stessa emittente ha anche dato notizia di auto danneggiate e di atti vandalici all’interno di una scuola elementare. Inoltre anche cento persone tra i manifestanti sarebbero rimaste ferite ieri ad Algeri. Lo riferisce l’agenzia Dpa che cita fonti mediche dell’ospedale Mustapha Pacha di Algeri. Stando alle fonti, alcune persone sono rimaste ferite dal lancio di pietre e da proiettili di gomma, mentre altre hanno avuto problemi respiratori per l’uso dei lacrimogeni da parte delle forze di sicurezza.
“Il regime algerino è in grande difficoltà” e la situazione dell’Algeria “è molto preoccupante”. Arturo Varvelli, co-head dell’Ispi Mena Centre, parla con Aki – AdnKronos International all’indomani del terzo venerdì di proteste contro Bouteflika. Ieri in piazza ad Algeri c’era una folla immensa per dire no alla candidatura di Bouteflika a un quinto mandato alla presidenza in vista delle elezioni del 18 aprile. “Il regime non è in difficoltà solo per le proteste – evidenzia l’analista – L’indice di difficoltà è dato dal fatto che non si sia riuscita a trovare una figura che sostituisse in qualche maniera Bouteflika”. E questo significa che “il regime al suo interno non è in grado di evolvere in nessuna direzione” e così si ricorre a una “finta stabilità, come se nulla cambiasse”. Le promesse di Bouteflika dei giorni scorsi appaiono infatti agli occhi dell’esperto come una “piccola pezza non sufficiente a ricucire lo strappo, che sembra notevole”, come un modo per “prendere sostanzialmente tempo reiterando lo stesso meccanismo di potere e prendendo un po’ in giro” la piazza. “Non mi aspetto che le proteste finiscano”, prosegue Varvelli, convinto che la mobilitazione crescerà, anche se gli esiti sono difficili da prevedere. “Bisognerà vedere – continua l’analista – se qualcuno dell’opposizione, sempre se esiste un’opposizione, riuscirà in qualche maniera ad avvantaggiarsi della situazione”. Le proteste, esplose il 22 febbraio, sono iniziate in modo spontaneo e per ora non hanno una leadership. Bisogna guardare anche ai militari. “L’esercito – conclude Varvelli – resta molto forte e potrà forse guidare un cambiamento in una prospettiva futura”.
Percher questi bugie, 5 settimana manifestazione nessun ferito nessun arrestato 20 milioni di manifestanti in Algeria