Il prefetto: “A bordo della DIciotti non si poteva escludere la presenza di soggetti pericolosi”

18 Mar 2019 19:30 - di Redazione
Classe DATTILO nave diciotti

A bordo della nave Diciotti «non si poteva escludere la presenza di soggetti pericolosi». A metterlo a verbale, nero su bianco, nelle carte di cui è venuta a conoscenza l’Adnkronos, è il capo di gabinetto del ministero dell’Interno, prefetto Matteo Piantedosi, ascoltato dai giudici del Tribunale dei ministri di Catania. Ma dalle pagine del provvedimento con cui il Tribunale dei ministri decide di chiedere l’autorizzazione a procedere per il ministro Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona, non emerge questo particolare. Anzi, al contrario, i giudici scrivono che “nessuno dei soggetti ascoltati da questo Tribunale ha riferito di informazioni sulla possibile presenza di persone pericolose per la sicurezza e l’ordine pubblico nazionale”. Come emerge dalle dichiarazioni di Piantedosi, a precisa domanda il capo di gabinetto risponde che “non c’è stata una specifica segnalazione di allarme sulle persone a bordo della Diciotti, ma la possibile presenza di soggetti pericolosi non si poteva escludere”. “Tanto che l’allarme di possibili infiltrazioni di radicalizzati sui barconi era suonata ufficialmente già a ferragosto, durante il comitato nazionale ordine e sicurezza, a San Luca”. “C’è un allarme generalizzato”, mette a verbale Piantedosi, “in questo caso non lo sapevamo perché non c’era un allarme specifico” ma “il modello di comportamento tiene conto anche di questo… c’è il tema di proteggere le frontiere, la protezione delle frontiere anche dalla possibile verificazione di cortocircuiti di questo tipo” ovvero dell’arrivo di soggetti pericolosi. Eppure a pagina 43 della relazione del tribunale di Catania si legge che “nessuno dei soggetti ascoltati da questo tribunale ha riferito di informazioni sulla possibile presenza tra i soggetti soccorsi di persone pericolose per la sicurezza e l’ordine pubblico nazionale”. Nel fascicolo i magistrati scrivono inoltre che “va osservato come lo sbarco di 177 cittadini stranieri non regolari non potesse costituire un problema cogente di ordine pubblico per diverse ragioni”. “In particolare – spiegano i giudici – in concomitanza con il caso Diciotti si era assistito ad altri numerosi sbarchi dove i migranti soccorsi non avevano ricevuto lo stesso trattamento”.

Nuovo “soccorso” da parte di una ong nel Mediterraneo

Intanto il Viminale sta lavorando a una direttiva per ribadire le procedure dopo eventuali salvataggi in mare. La priorità, riferiscono fonti del ministero dell’Interno, “rimane la tutela delle vite, ma subito dopo è necessario agire sotto il coordinamento dell’autorità nazionale territorialmente competente, secondo le regole internazionali della ricerca e del soccorso in mare”. Qualsiasi comportamento difforme, sostiene il Viminale, “può essere letto come un’azione premeditata per trasportare in Italia immigrati clandestini e favorire il traffico di esseri umani. Per questo, il ministro dell’Interno Matteo Salvini sta per firmare una direttiva che sarà inviata a tutte le autorità interessate”. Si è appreso in serata che ”la nave Mare Jonio ha incrociato un gommone in avaria che stava affondando con una cinquantina di persone. Li stiamo già soccorrendo. La cosiddetta Guardia Costiera libica arrivata in un secondo momento, si sta dirigendo verso di noi”. Lo scrive su twitter Mediterranea Saving Humans che ha da oggi nave Mare Jonio in navigazione nel Mediterraneo centrale.

 

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