Il messaggio a “quel gran genio del mio amico” Mogol scritto con le parole delle sue canzoni
Ieri Mogol, in qualità di presidente della Siae, è stato ascoltato dalle commissioni Cultura riunite di Camera e Senato. L’audizione riguardava la sacrosanta tutela del diritto d’autore messo a rischio dai colossi del web. Mentre ascoltavo, ricordavo a memoria pezzi delle canzoni di Mogol e ho buttato giù un breve testo di intervento che poi non ho svolto ma che ho dato al mio amico Giulio in arte Mogol. Ho usato quasi solo le sue indimenticabili parole cantate da Battisti.
Ecco il testo:
“Quel gran genio del mio amico Mogol, veloce come una motocicletta tutta cromata ha risposto a domande ma forse ha pensato… 10 domande per me posson bastare, dieci domande così voglio dimenticare. Intanto molti autori minori gli hanno scritto che il 21 del mese i nostri soldi erano già finiti. Sono emozioni. Sopra boschi di braccia tese ad applaudirlo. Ma è matto, lui è proprio matto perché vorrebbe una donna per amico salvo che, quando ha un anno di più si sbaglia, chiede scusa di aver detto posso stringerti le mani? E chiarisce credevo non ci fosse nessuno, io ero proprio fuori di me. Va capito. D’altronde il suo canto libero nasce in mezzo al pianto e dice molto il fatto che il retaggio storico del passato, cadendo lascia il manto immacolato. Alla fine, però, se sei stanco di lottare, se non sai più cosa fare, ti dice Puoi cantare. E così tu sarai uno in più con Mogol e… con noi.