Il “Corriere” resuscita Renzi e arriva il solito delirio: «Farò una Fondazione, come Obama e Clinton»

7 Mar 2019 10:36 - di Giovanna Taormina

«Vivo come una liberazione il fatto che ci sia un nuovo segretario. Tocca ad altri. Noi daremo una mano in modo leale e trasparente». Il Corriere della Sera resuscita politicamente Matteo Renzi, da tempo fuori gioco, e gli dedica un’intervista a intera pagina. Due giorni dopo l’esito delle primarie delle Pd, che hanno sancito la vittoria di Nicola Zingaretti e la bocciatura sonora di Roberto Giachetti e Maurizio Martina, l’ex premier ed ex segretario dei dem rientra così dalla finestra nel dibattito politico. Si parte dall’endorsement al neo-segretario:  «Onore a chi ha vinto, rispetto per il voto. Sono stato leale con Bersani; perché non dovrei esserlo con Zingaretti? Le scissioni – rimarca – noi non le abbiamo fatte; le abbiamo subite». Alla domanda se resterà nel partito, l’ex premier risponde: «L’unico momento in cui si è rischiata la spaccatura è stato la primavera scorsa, quando una parte rilevante voleva fare l’accordo con i 5 Stelle e una parte no. Caduta questa ipotesi, io sono pronto a dare una mano. Il segretario è Zingaretti. Se riesce a tenere insieme meglio di altri tutto il mondo del centrosinistra, non posso che fargli un gigantesco in bocca al lupo». Con l’amaro in bocca nega che il renzismo sia finito affermando che «la corrente renziana non è mai iniziata». E, poi, rivendica con soddisfazione iniziative spot fatte durante il periodo in cui era premier che hanno provocato solo polemiche, come quella degli 80 euro: «Trovo straordinariamente attuale la stagione che inaugurammo al governo. Di cosa c’è bisogno? Più diritti. Noi facemmo le unioni civili, il terzo settore, il “dopo di noi”… Più giustizia sociale: gli 80 euro li contestano tutti, ma non li toglie nessuno…».

Renzi come Obama e Clinton

Non solo. Dopo l’ennesima batosta si lecca le ferite e annuncia che farà «la Matteo Renzi Foundation. Siamo in contatto con quella di Clinton e di Obama». Esattamente come i presidenti americani che al termine dei loro mandati hanno iniziato fare a girare il mondo facendo conferenze in paesi stranieri tra lobby, partiti politici, capi di stato e grandi imprenditori. E creato appunto fondazioni.
Infine, non poteva mancare la domanda sui genitori agli arresti domiciliari. Nega di aver mai parlato di giustizia ad orologeria, come era accaduto con Berlusconi. «Mi hanno sorpreso i tempi dell’arresto a opera della polizia giudiziaria – sottolinea – in coincidenza con la decisione dei 5 Stelle sull’autorizzazione a procedere contro Salvini. Io ho fatto un discorso di di grande compostezza e civiltà, davanti a un atto che giudico abnorme.  Vedere i miei genitori privati della libertà personale, con tutto ciò che consegue in termini umani, personali, familiari, spirituali, è un dolore atroce… ». E poi ancora: «Se mio padre ha sbagliato pagherà. ma il processo sia sugli atti, non sulle supposizioni. Sia nelle aule, non sui giornali».

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