Fermi tutti, via Almirante non si può fare: Gad Lerner tira fuori la solita cretinata
Mancava all’appello, ma ora possiamo stare tutti più tranquilli: anche Gad Lerner ha detto la sua contro la via che sia Verona sia Ladispoli vorrebbero intitolare a Giorgio Almirante. «Giorgio Almirante è stato il segretario di redazione de La Difesa della Razza nonché uno dei più zelanti ideologi delle persecuzioni antisemite dal 1938 al 1945. Ora gli vogliono intitolare una piazza a Ladispoli e pure a Verona. Italia smemorata, a volte ritornano», ha twittato il giornalista.
Grazie, Gad. In effetti, se ne sentiva la mancanza
Meno male, va, che è arrivato Lerner a ricordarlo. In effetti, in questa «Italia smemorata» se ne sentiva il bisogno. Non lo ricorda mai nessuno, non s’indigna mai nessuno, nessuno fa mai crociate del ricordo parziale su fatti di un’era geologica fa, rispetto ai quali anche il diretto interessato ebbe a prendere le distanze. Eppure basterebbe davvero poco per smetterla con queste polemiche che il primo torto lo fanno alla storia italiana e allo sforzo di quanti, tutti insieme, si impegnarono per la costruzione di un Paese inclusivo e capace di andare oltre la lacerante guerra civile che l’aveva attraversato (e che qualcuno sembra continuare a vagheggiare).
Basta poco, che ce vò?
Prese di posizione come quella di Lerner ormai provocano solo una noia mortale, neanche più il fastidio. Per questo si citeranno solo due fonti per rispondere a lui, all’Anpi e a tutto il resto della compagnia della memoria selettiva. Una è la Fondazione Almirante. Fonte “di parte”, certo, ma proprio per questo, in questo contesto, particolarmente valida. «Quasi cinquant’anni dopo (l’esperienza mai negata a La difesa della razza, ndr), avrebbe ammesso di essere stato allora razzista e antisemita in buona fede e per motivi politici (come molti giornalisti italiani poi passati all’antifascismo); la collaborazione alla La difesa della razza fu, di tutta la sua vita, l’unica esperienza che Almirante sconfessò, completamente, pur conservando un ottimo ricordo di Interlandi (il direttore del giornale, ndr)», si legge nella biografia presente sul sito della Fondazione, dove si ricorda anche che «inoltre, è noto che Almirante, durante il periodo della Repubblica di Salò, salvò dalla deportazione in Germania un suo amico ebreo e la famiglia di questo, nascondendoli nella foresteria del ministero della Cultura popolare a Salò».
Napolitano, quel noto fiancheggiatore di razzisti
La seconda fonte, invece, non solo non è “di parte”, ma è “dell’altra parte”: l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Giorgio Almirante è stato espressione di una generazione di leader di partito che, pur da posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio», fu il messaggio di Napolitano in occasione di un convegno organizzato alla Camera per i cento anni dalla nascita del fondatore del Msi. «Il Parlamento è stato il luogo in cui si è svolta la parte prevalente della lunga attività politica di Almirante, per l’intero arco delle prime dieci legislature repubblicane», ricordò ancora il presidente emerito, volendo chiaramente sottolineare come sia principalmente a quella parte della sua esperienza che bisogna guardare per giudicare appieno la figura di Almirante. «Egli – continuò ancora Napolitano – ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente ad emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane, che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se aspro nei toni».
Noia. Noia. Noia.
Poi, c’è tutto il capitolo di quanti e quali furono i razzisti dell’epoca pre-Repubblicana. Ma anche in questo caso il tema è stato così ampiamente affrontato che tornarci rappresenterebbe solo un deprimente e noiosissimo esercizio accademico. Se davvero volete andarvi a rileggere qualcosa al riguardo, risparmiatevi lo sforzo di andarlo a cercare, che in questo giorno del Signore 13 marzo 2019 ci sono tanti modi più proficui per impiegare le energie. Dunque, il link dell’articolo è questo e prende le mosse, manco a dirlo, da un’altra formidabile presa di posizione del Gad nazionale.
Vicino alla Piazza Grande di Ladispoli c’è via Aldo Moro, teorico dello stato basato sull’unità di razza che con quello scritto aveva vinto il Premio di Cultura Fascista 1939. Il sindaco di Ladispoli ha sbagliato a scegliere la data del 24 Marzo, anniversario delle Fosse Ardeatine, per l’intitolazione della piazza e ha reso un pessimo servizio proprio alla memoria di Giorgio Almirante.
Ha scelto il 16 marzo
Mi sa che abbiano dimenticato qualche gabbia aperta, povero animale!
Un idiota, un fallito inconcludente, un essere inutile, che pur di apparire sciorina str…te! Cortesemente non date spazio a soggetti di tale fattura. Il PD con un atto di decenza semmai ne fosse ancora provvisto dovrebbe liberarsi di gente cosi, vivente rappresentazione della vacuita’ assoluta.