“Faccetta nera” è una delle prove: ai tempi delle colonie l’Italia non era razzista
Il tempo è galantuomo. Anche per la verità nelle politiche coloniali europee. Ed è una verità che rende all’Italia e solo all’Italia, il merito di avere cercato (pur nel guado della cultura e dei rapporti internazionali di allora) di realizzare un nuovo colonialismo assai diverso dal modello inglese, belga, olandese o francese. Una ennesima riprova la dà una notizia di cronaca di oggi: L’ Inghilterra restituisce all’Etiopia un ricciolo dei capelli dell’Imperatore Tewochos II che nel 1969 i britannici, dopo averlo battuto, costrinsero al suicidio dopo aver saccheggiato tutto il “tesoro di Magdala” di cui inutilmente l’Etiopia reclama da sempre la restituzione. Mai avvenuta, nemmeno quando la Gran Bretagna si atteggiava a difensore dell’Imperatore schiavista Selassie. Una ciocca di capelli, restituita ora segnala forse una novità. Ma per quanto ci riguarda è la conferma che solo il colonialismo italiano anziché depredare, cercò di associare i popoli delle nostre colonie “ai destini della Patria Italiana” come persino il popolare testo di “faccetta nera” testimonia. A proposito, anche sull’assenza di sentimenti razzisti dell’Italia dell’epoca quella canzone la dice lunga e non ha nulla di simile nelle culture popolari degli altri Paesi europei.