Dal memorandum con la Cina agli F35 e alla Tav: tutte le spine del “SalviMaio”
Memorandum Italia-Cina, F35: ecco le due spine più recenti conficcate nel sempre più esausto corpo del governo SalviMaio, già sfinito dai quotidiani stillicidi all’interno della maggioranza e poi irrimediabilmente ammaccato dal tiremmolla sulla Tav. Sia Salvini sia Di Maio rimandano continuamente agli impegni sottoscritti nel “contratto di governo“, ma ogni giorno con minor convinzione. Sono i primi a considerarlo un feticcio. Soprattutto se, come nel caso del memorandum italo-cinese sulla Via della Seta, l’argomento non era neppure previsto. Gli ultimi boatos provenienti da Palazzo Chigi danno per certa la firma di Conte e di Di Maio in calce all’intesa con il presidente cinese Xi Jnping il 23 marzo prossimo. I dubbi degli americani e dei partner europei circa una fuga in avanti del nostro governo sembrano essere stati fugati.
I due protagonisti del SalviMaio ormai litigano su tutto
Ma sotto la cenere arde ancora il fuoco delle polemiche che hanno visto, ancora una volta, i due protagonisti del SalviMaio l’un contro l’altro armato. L’occasione del memorandum, infatti, è stata colta al volo da Salvini per ritagliarsi il ruolo di guardiano dell’ortodossia internazionale e quindi dell’antica alleanza con gli Stati Uniti. Uno scarto, quello del leader leghista, che ha lasciato Di Maio nello scomodo ruolo del filocinese, con evidente imbarazzo del resto del governo. Basta leggere, per rendersene conto, l’intervista a Il Sole 24 Ore del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi: «L’Alleanza Atlantica – puntualizza il titolare della Farnesina – è un punto di riferimento essenziale, che considero irrinunciabile per la politica estera italiana. Anche il nostro impegno nella Nato resta convinto e leale». Gli Usa temevano che nel memorandum fosse ricompreso anche un ruolo per Huawei, colosso cinese delle telecomunicazioni, nell’implementazione in Italia della tecnologia 5G, quella di ultima generazione.
Il “contratto di governo” è solo un feticcio
Un affare di miliardi, ma anche un rischio per la sicurezza di dati riservati, sia individuali sia nazionali. Timore ora raccolto dallo stesso Moavero: «Si tratta – ha detto – di preoccupazioni condivise nel governo». Ma dal punto di vista politico, la risposta di Di Maio è arrivata sugli F35. La parte grillina della maggioranza giallo-verde non è intenzionata a rivedere gli accordi relativi all’acquisto di 28 aerei fino al 2022, così come deciso dai governi precedenti. Il problema riguarda il dopo, e a giugno Palazzo Chigi dovrebbe dare indicazioni per il futuro. E qui viene il bello: il ministro della Difesa Trenta e gli altri grillini vorrebbero diminuire gli acquisti. Ma Salvini si è già messo di traverso. «Il dossier è in mano a Conte», replicano stizziti dal M5s come a dirgli: non è affar tuo. La guerra nel SalviMaio è destinata a continuare.