Champions, l’Ajax asfalta il Real Madrid: cervello, cuore e gambe vincono sulla prosopopea

6 Mar 2019 11:56 - di Tano Canino

Lezione di calcio. La vittoria dell’Ajax in casa del Real Madrid non segna soltanto la fine di un’era, quella in cui i blancos di Florentino Perez hanno vinto praticamente tutto (tre Champions negli ultimi tre anni!). No. Quello andato in scena al Santiago Bernabeu, l’1-4 rifilato in scioltezza ai campioni spagnoli dagli olandesi, è stata la sublimazione dello spettacolo del calcio giocato. Spettacolo mirabile, come non se ne vedeva da tempo. Spettacolo che meriterebbe di essere riproposto in ogni scuola calcio. Soprattutto, da far rivedere più e più volte ad allenatori e calciatori malati di tattica. L’essenza del gioco del pallone: è questo che abbiamo avuto la possibilità di vedere martedì sera in tv nell’ottavo di ritorno di Champions tra Real Madrid-Ajax. Una gioia per gli occhi di ogni appassionato. I campioni del Real, senza quel Cristiano Ronaldo che con la Juve sarà chiamato martedì prossimo all’impresa contro l’Atletico, sono stati letteralmente annichiliti, asfaltati addirittura, dall’intelligenza tattica e dalla esuberante baldanza di quei ragazzi olandesi, eredi di una tradizione immensa e del calcio totale, guidati in campo da un fenomeno che però fenomeno non è mai stato riconosciuto: Dusan Tadić. Un “vecchietto” serbo di 30 anni che ha cucito perfettamente il gioco a centrocampo, danzando letteralmente sul pallone, servendo assist a ripetizione e autore di un gol da incorniciare. Uno che, per dire, ha oscurato del tutto il pallone d’oro Modric. L’Ajax ci ha fatto vedere come si gioca o, come si dovrebbe giocare a pallone. La spina dorsale della squadra con De Ligt centrale di difesa, De Jong spintosi a centrocampo e Tadić a smistare magie, ha dato ai ragazzi di Erik ten Hag la possibilità di verticalizzare sempre e comunque. Filosofia semplice: partire dal basso e attaccare sempre. Questo dovrebbe essere il calcio. Uno sport dove può capitare di perdere la partita pur giocando bene, qualche volta. Come è successo all’andata proprio agli olandesi. Ma, che poi alla lunga, premia e porta a grandi soddisfazioni. Basta metterci un po’ meno di prosopopea tattica e un di più di cervello, cuore e gambe. Lezione di calcio.

 

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